L’abuso sessuale femminile: quando l’orco è donna!

orco-donnaNell’immaginario collettivo, il termine “pedofilia” viene associato al sesso maschile e considerata, dunque, una patologia rara nelle donne. In realtà, questo tipo di perversione sessuale (che rientra nella categoria delle parafilie) colpisce anche il sesso femminile, con dinamiche, a detta di molti studi clinici, più sottili e imprevedibili rispetto alla sessualità maschile e, quindi, anche più difficilmente identificabili. Questo fenomeno viene denominato abuso sessuale femminile.

Le tipologie

Tra le tipologie di donne abusanti e maltrattanti identificate da svariati studi e ricerche vi rientrano:

  1. Donne maltrattanti: esse possono essere violente se abusano fisicamente con atti sadici o maltrattamenti ripetuti e possono, all’improvviso, essere preda di un impulso di violenza tanto da percuotere il proprio bambino, anche se questo piange o urla semplicemente, come nei casi di Shaken baby syndrome;
  2. Donne abusanti: esse rientrano in quello definito come abuso sessuale femminile e fanno capo principalmente a quella che viene definita pre-pedofilia, in cui l’abuso avviene direttamente per mano di un soggetto di sesso maschile, ma alla presenza di una donna, la quale tace gli abusi e il silenzio di questa donna rappresenta un’ulteriore forma di abuso per il minore. Oltre a questa forma più indiretta, esiste anche quello definito come abuso mascherato, in cui il bambino subisce contatti sessuali non propriamente violenti, accompagnati da una particolare cura e attenzione alle parti intime (es. lavaggi dei genitali, applicazioni di creme, ispezioni ripetute);
  3. Donne omissive/trascuranti: esse sono donne che non si prendono cura adeguatamente del proprio bambino, non curando le sue malattie, fornendogli un’alimentazione sbagliata o non sufficiente, o mettendo in atto comportamenti negligenti che possono comportare addirittura la morte del bambino (ad esempio, si soffoca nella culla, si ustiona, ecc), fino ad arrivare alla Sindrome di Munchausen per procura, in cui ella manomette cibi o bevande del minore al fine di creare patologie e rimarcare il suo ruolo di brava mamma;
  4. Donne vendicative: esse sono donne che utilizzano i loro bambini come veri e propri strumenti di vendetta, come nella Sindrome di Medea.

Che conseguenze ha tutto ciò sui bambini?

Le vittime di abuso sessuale femminile non si trovano a combattere solo con il dramma del ricordo e con un fortissimo senso di isolamento, nel quale si sentono scaraventate, convinte che pochi o nessuno sarà disposto a credere alla verità che rivelano, ma anche con una difficoltà più intrinseca e, contemporaneamente, ben più pericolosa anche solo al pensiero: il fatto che la loro figura di riferimento a cui dovrebbero ricorrere ogni volta che si sentono in pericolo e bisognosi di cura è anche la stessa che ferisce e spaventa.

Quindi, non risulta difficile immaginare come, questi bambini, vivano un’importante esperienza traumatica. che può andare a turbare e ad alterare la loro struttura psichica. Non è insolito, infatti, rilevare la presenza di quadri sintomatologici precisi, quali, ad esempio, disturbi dell’apprendimento, del sonno, del comportamento alimentare, comportamenti sessualizzati non adeguati alla loro età oltre allo sviluppo di fobie, depressione, ansia, bassa autostima fino ad arrivare anche, nei casi limite, a tentativi di suicidio.

È importante, allora, sottolineare l’importanza di un’identificazione precoce di tutta una serie di campanelli d’allarme manifestati dal minore: indicatori cognitivi, fisici, comportamentali ed emotivi

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Qual è la mia posizione a riguardo?

Non so dare una motivazione precisa del perché io reagisca in maniera così forte quando l’abuso viene agito da una donna: ho pensato che, magari, sono io troppo legata a un’idea di figura femminile positiva e protettiva, oppure che, avendo io un senso materno di accudimento molto forte ho, delle difficoltà a concepire l’idea e le motivazioni che stanno alla base di un comportamento di questo genere. L’unica cosa che so è che in questi casi mi si muove qualcosa dentro, a livello viscerale: sentimenti di rabbia, impotenza, fastidio e immensa tristezza.Nella mia esperienza in materia, mi è capitato di notare, nelle varie audizioni che ho letto e in qualche libro di lettura personale, come la presenza di questa variabile relativa all’abuso sessuale femminile, come anche il maltrattamento femminile, influisse in maniera decisiva e signficativa su quelle che poi sarebbero state, e sono tuttora, le mie reazioni sia di testa che, soprattutto, “di pancia”.

L’abuso donna-minore, inoltre, è un argomento che riceve poca attenzione da parte dei ricercatori, servizi di supporto e dai media; per questo, penso anche che il mio sconcerto davanti a fatti di questo tipo sia dovuto al fatto che la società si aspetta che sia l’uomo a macchiarsi del crimine più turpe che l’umanità abbia mai conosciuto, certamente non una madre o comunque una persona di sesso femminile, in quanto l’abuso sessuale è da sempre invischiato nel contesto del potere maschile, del controllo e dell’aggressività.

Questi bambini, oltretutto, tendono a sentirsi molto confusi relativamente al significato attribuito all’esperienza subìta e ogni volta che vengo a sapere di storie di questo genere mi sembra quasi di sentirmi come loro, confusa appunto. Per le vittime, questa duplice immagine della figura femminile come fonte di vita e allo stesso tempo di “morte potenziale”, così come l’identificazione con l’abusante come donna e madre, può essere fonte di grande dolore e angoscia che,forse, io per prima non sono ancora in grado di accettare. Percepisco quel profondo senso di tradimento quando l’abusante è una donna perché è come se non esistesse più un posto sicuro in cui rifugiarsi, è come se non esistesse più nessuna persona verso la quale tendere le braccia per essere consolati e rassicurati dalle paure del mondo esterno e quindi la domanda che mi pongo è: come si fa a contrastare quel sentimento di vuoto che pervade in maniera così totalizzante quando l’orco è una “lei”?

Penso che sia per tutta questa serie di motivazioni e implicazioni che io reagisco in maniera così forte quando si parla di abuso sessuale femminile. Quindi, per concludere, voglio porre una domanda, che a me personalmente lascia un retrogusto di amaro in bocca, per la difficoltà, se non impossibilità, di rispondervi:

Se non tutti i bambini arrivano a rivelare gli abusi, e se le donne che abusano rappresentano (dati alla mano) una piccolissima percentuale e sono spesso escluse dalle indagini e dai procedimenti giudiziari (in quanto difficilmente prese in seria considerazione come potenziali autrici di reati di questo tipo, in quanto “è impossibile!”), quanti abusi imputabili alle donne stanno realmente accadendo, senza che nessuno lo sappia né lo possa anche lontanamente immaginare?

 

Scritto dalla dott.ssa Elena Parise, psicologa.

 

Per approfondire il tema:

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