La Dismorfofobia o Disturbo di Dimorfismo Corporeo

dismorfofobiaIl termine dismorfofobia deriva dalla parola greca “dismorfia” che significa deformità,  fu coniato nel 1886 dallo psichiatra Enrico Morselli per descrivere “una sensazione soggettiva di deformità o di  difetto fisico, per la quale il paziente ritiene di essere notato dagli altri, nonostante il suo  aspetto rientri nei limiti della norma”.

La caratteristica fondamentale di questo disturbo non è una fobia ma un disturbo dell’immagine corporea.

Le persone malate di Dismorfofobia, non riuscendo a comprendere e affrontare le difficoltà emotive presenti nella loro vita, spostano sulla forma del corpo la responsabilità della loro sofferenza e ritengono che risolvere il difetto corporeo possa aiutare a ritrovare serenità.

Sono di fatto prigioniere della propria immagine, della necessità di nasconderla e modificarla, attraverso interventi chirurgici, restrizioni dietetiche immotivate ed esercizio fisico eccessivo.

Quali sono i sintomi della Dismorfofobia?

L’elemento peculiare di tale disturbo è la preoccupazione per un difetto nell’aspetto fisico che può essere totalmente immaginario, oppure, se è presente una reale piccola anomalia fisica, la preoccupazione della persona è di gran lunga eccessiva.

CRITERI DIAGNOSTICI

Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM IV-TR, 2005) dell’American Psychiatric Association i criteri per porre diagnosi di Disturbo di Dimorfismo Corporeo sono:

A) preoccupazione per un supposto difetto nell’aspetto fisico. Se è presente una piccola anomalia, l’importanza che la persona le dà è di gran lunga eccessiva.

B) la preoccupazione causa disagio clinicamente significativo oppure menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo, o in altre aree importanti.

C) la preoccupazione non risulta meglio attribuibile ad un altro disturbo mentale (l’insoddisfazione riguardante la forma e le misure corporee nell’anoressia nervosa).

E’ importante sottolineare che una distorsione dell’immagine corporea si verifica anche in altri disturbi mentali come l’Anoressia Nervosa o il Disturbo dell’Identità di Genere: in queste situazioni cliniche non si dovrebbe porre diagnosi di Disturbo di Dismorfismo Corporeo che, inoltre, deve essere distinto dalla normale attenzione verso il proprio aspetto che tutti hanno.

La localizzazione delle presunte deformità fisiche può interessare sostanzialmente tutte le  parti del corpo e, in particolare, seguendo un ordine di frequenza decrescente:

  • pelle
  • peli e capelli
  • naso e occhi
  • gambe e ginocchia
  • mammelle e capezzoli
  • pancia, labbra, struttura corporea e volto
  • organi genitali, guance, denti ed orecchie
  • mani, dita, braccia e gomiti
  • natiche e piedi
  • spalle, collo e sopracciglia

In alcuni soggetti le preoccupazioni “dismorfofobiche” si concentrano verso un unico, presunto, difetto fisico, in altri possono riguardare contemporaneamente due o più parti del corpo.

Come si comportano le persone affette da Dismorfofobia?

dismorfofobia-specchioLa gran parte dei soggetti con questo disturbo sperimenta un grave disagio per la supposta deformità, descrivendo spesso le proprie preoccupazioni come “intensamente dolorose”, “tormentose” o “devastanti”.

Come conseguenza, essi spesso passano molte ore al giorno a pensare al loro “difetto” e a come porvi rimedio al punto che questi pensieri possono dominare la loro vita.

I sentimenti di  vergogna per il proprio “difetto” possono portare all’evitamento delle situazioni di lavoro, scuola o di contatto sociale. Queste persone inoltre mettono in atto vere e proprie compulsioni allo scopo di esaminare, migliorare o nascondere il presunto difetto.

I comportamenti più frequentemente associati alla Dismorfofobia sono i seguenti:

  • evitamento di superfici riflettenti oppure ripetuti controlli allo specchio;
  • camuffamenti (con il trucco, l’abbigliamento ecc);
  • ritiro sociale;
  • aggressività;
  • condotte auto-mutilanti;
  • acquisto compulsivo di prodotti di bellezza o di abiti;
  • Skin picking” (“pulizia impropria” della cute del volto attuata mediante lamette, aghi, forbici etc.; l’uso di tali strumenti spesso provoca gravi lesioni emorragiche, infezioni, cicatrici ecc);
  • Doctor shopping” (ricorso continuo a consulenze con svariati professionisti, specialmente dermatologi, chirurghi estetici… affinché essi mettano in atto gli interventi estetici che il paziente pretende allo scopo di migliorare i suoi presunti difetti fisici);
  • ricerca continua di informazioni relative al presunto difetto fisico ed a tutte le possibili modalità correttive.

Come intervenire quando una persona presenta un Disturbo da Dismorfismo Corporeo?

Ovviamente l’intervento di chirurgia estetica tanto bramato dalle persone affette da questo disturbo non sarebbe in alcun modo di aiuto: il problema è all’interno, cambiare all’esterno non risolverà niente, anzi! Nel peggiore dei casi la persona troverà il risultato ancora più orribile, nel migliore dei casi il problema si sposterà in un’altra parte del corpo.

Il trattamento di riferimento è la psicoterapia, l’approccio terapeutico cognitivo-comportamentale è quello che risulta essere maggiormente efficace e sarà volto essenzialmente a modificare la percezione distorta di sé chiarendo quali devono essere i limiti entro i quali l’aspetto fisico può influenzare la considerazione di se stessi; sarà utile inoltre aiutare il paziente a esporsi alle situazioni temute (ad esempio evitando i camuffamenti) e a ridurre progressivamente i comportamenti ripetitivi (controlli allo specchio, richiesta di rassicurazione ecc).

In alcuni casi è opportuno affiancare alla terapia psicoterapeutica una terapia farmacologica: il trattamento farmacologico verte essenzialmente sull’impiego di farmaci ad attività serotoninergica (SSRI) e, nei casi più gravi in cui il paziente non ha assolutamente consapevolezza della propria malattia (insight assente), sarà utile ricorrere a farmaci antipsicotici.

Per approfondire:

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