Non sei perfetto? E menomale!

perfezione-essere-perfettiLa nostra società sempre più malvolentieri tollera l’imperfezione. Fin da bambini, siamo costantemente costretti a subire rilevazioni e misurazioni delle nostre “performance” letteralmente o in modo figurato in ogni ambito delle nostre vite, siamo chiamati a raggiungere obiettivi e mete, a portare risultati, ad adeguarci a standard di riferimento, a dare sempre il meglio di noi stessi.

Pena: la sostituzione con qualcun altro. La cancellazione, la messa da parte. Ma nessun giudice esterno può nè potrà mai essere più spietato di noi stessi.

Tutti voi avrete sicuramente un amico o un’amica “malato” di perfezione. Si tratta di quelle persone che in tutto quello che fanno non possono tollerare di non raggiungere la perfezione assoluta.

A scuola non devono “andare bene”, loro devono avere i migliori voti in ogni materia, nel lavoro non devono “avere una buona posizione” devono arrivare al top, fare più carriera di tutti gli altri, negli sport devono raggiungere livelli quasi agonistici, nelle relazioni devono avere “il miglior partner” sul mercato e così via. Loro non devono mai essere “nella media”, devono essere al vertice. Qualsiasi cosa intraprendono nella loro vita, ha il solo scopo di raggiungere l’eccellenza. Oppure nulla, oppure non la fanno e basta.

Ma da cosa dipende questa inarrestabile sete di perfezione ?

In psicologia non esiste una vera e propria sindrome “del perfezionismo” classificata nei manuali, ma questo meccanismo è stato a lungo studiato poichè molto ricorrente soprattutto nei soggetti ossessivi.

Si può arrivare ad ipotizzare che il perfezionista riversi l’ansia che deriva da conflitti interni irrisolti in oggetti/situazioni concrete dove ha l’aspettativa di ottenere il risultato desiderato, controllandoli e dominandoli.

Ottenere il massimo in una determinata situazione ha la funzione psicologica di alleviare l’ansia derivante da un conflitto interno, che, in questo modo, non viene nè compreso nè tantomeno risolto, ma semplicemente “tenuto a bada”. Per questo motivo qualsiasi successo ottenuto nelle situazioni in cui il perfezionista si cimenta non genera mai soddisfazione perchè non placa definitivamente l’ansia, che ha immediatamente bisogno di riversarsi in una nuova sfida.

diversità

Il perfezionista passerà la sua vita a cercare di raggiungere mete irraggiungibili, a sfidare se stesso in innumerevoli prove, con il vero obiettivo di non fermarsi mai a guardarsi dentro per comprendere qual è la vera origine di questa sua “smania di conquista”.

Il driver principale che muove le azioni del perfezionista è il DOVERE, di cui è schiavo fino ad arrivare ad essere completamente privato della sua libertà e a vedere la sua autostima in balìa del successo/insuccesso che ottiene nelle cose, in cui si applica in modo ossessivo.

Spesso nella sua vita esistono solo poche cose in cui si cimenta davvero (il lavoro per esempio, o un particolare sport, o qualsiasi altra cosa dove ci siano delle mete da raggiungere..). Da queste cose è totalmente assorbito, come fosse una questione di vita o di morte. Per il perfezionista non esistono le sfumature, per lui le cose sono nere o bianche, buone o cattive, si può riuscire in una cosa, oppure no. E questo equivale a vivere o morire.

Gli studi dimostrano che il perfezionismo ha diversi effetti negativi sull’individuo sia a livello psicologico (frustrazione, senso di colpa, depressione) che a livello fisico (manifestazioni psicosomatiche) e genera problemi anche a livello relazionale, in particolare nella coppia.

Accettare i propri limiti e “fare pace” con se stessi e le proprie imperfezioni, liberandosi dalle aspettative degli altri (in particolare quelle del contesto familiare) rappresenta un primo passo importante per superare questa patologia, che deve però essere unito a un profondo lavoro su se stessi, volto a mettersi in discussione e comprendere a fondo i propri conflitti interni che generano l’ansia al fine di indirizzare i proprio sforzi non su oggetti esterni, “palliativi” del problema, ma sulla vera causa del proprio malessere.

Liberarsi di se stessi e poter finalmente essere serenamente, felicemente imperfetti!

 

Per approfondire il tema:

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