Coppie iperconnesse e in crisi: la tecnologia è tossica nei rapporti?

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Un uomo di 50 anni, Marco Orto Ricciari, è stato arrestato dalla polizia ieri sera a Catania perchè, accecato dalla gelosia, per alcune ore avrebbe sequestrato, minacciato con un coltello e percosso l’ex convivente per farsi consegnare il telefono cellulare e la password del suo profilo Facebook”

Ecco l’ennesima notizia, letta sul Giornale di Sicilia, che lega negativamente social network e relazioni.

Matrimoni che finiscono a causa di facebook, facili tradimenti, false identità. Ed ecco che, a causa di queste realtà emergenti, sempre più spesso le coppie iperconnesse litigano e frequentemente, scoppiano. Ma cerchiamo di capire meglio cosa accade.

A cosa serve litigare?

Chi crede che le coppie perfette siano quelle che non litigano mai, si sbaglia.

Il litigio all’interno della coppia è qualcosa di fisiologico, dettato dalla negoziazione di una linea comune, che si crea dal confronto tra due punti di vista differenti (seppur spesso simili). In altre parole, coppie che non litigano mai, intendendo per litigio anche la mera discussione quotidiana e civile sui temi più svariati, senza necessariamente provocare lo scaldarsi dei toni, sono coppie che non negoziano una linea comune, non crescono e dunque, sono coppie sulle quali è lecito avere alla lunga qualche dubbio. Se una coppia è solida, in linea di massima, riesce a confrontarsi in modo tale da ridefinire un percorso condiviso e superare così il motivo del litigio, sfruttando l’occasione per conoscersi un po’ di più e consolidare così il rapporto. Ma a volte, i motivi del litigio, dettati dalle interferenze esterne, complicano di gran lunga le cose.

Già, perchè si litiga?

Se l’avessimo domandato alle coppie di 40 anni fa, le risposte sarebbero state notevolmente diverse. E no, non sarebbe stato per merito del fatto che “un tempo la mentalità era diversa e le coppie non contemplavano l’idea del divorzio“. E nemmeno per la pressante educazione cattolica che allora aveva più presa sulle persone.

Le intromissioni esterne avvenivano soprattutto da parte della famiglia d’origine. La famigerata suocera, incubo di tutte le nuore, che coi suoi piatti perfetti e il suo essere moglie e madre impareggiabile, era sempre pronta dietro l’angolo a bacchettare la neosposina su ogni cosa. Qualche litigio per il troppo disordine maschile, la tavoletta del wc alzata, qualche partita di calcio di troppo. Le distrazioni tutto sommato erano ben poche e le coppie, prese dal risolvere i problemi veri e quotidiani di figli e bollette, tenevano più facilmente botta alle crisi. E lo svago era limitato ad un ristretto gruppo di amici che si chiamava giusto per accordarsi sul dove e quando trovarsi, col telefono di casa. Già, l’ormai desueto telefono di casa, usato allora unicamente per rapide comunicazioni di servizio e per chiamare sul lavoro il coniuge solo in caso di reale bisogno.

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E oggi?

Immaginiamo una coppia giovane, tra i 20 e i 40 anni. Nonostante non lavorino insieme, sono costantemente connessi: email, whatsapp, sms, skype, facebook, twitter… e chi più ne ha più ne metta.

Gli smartphone che ti fanno anche il caffè, fanno in modo persino di geolocalizzarti e sedare così le ansie dell’altro che sa esattamente dove sei e quando. Ci si collega sui social network con persone che spesso non fanno parte della nostra “vita reale” ormai da anni – come vecchi compagni di scuola – o che addirittura della nostra vita reale non ne hanno mai fatto parte – come amici di amici, persone conosciute in internet per interessi comuni ecc. Si condividono idee, foto, commenti, i famigerati “like”. Ci si telefona mentre si è fuori casa, ci si videochiama a costo zero a qualsiasi ora. Con gli sms e le applicazioni come skype e whatsapp, tramite il cellulare, in qualsiasi parte del mondo, si è costantemente rintracciabili. Sempre. Persino in metropolitana. Si sa quando qualcuno fa qualcosa, persino a che ora si è connesso per visualizzare l’ultimo messaggio sul telefonino. Ed è così che, anche per le motivazioni più assurde, ci si esprime continuamente nei 160 caratteri, spesso di fretta e distrattamente, cercando di condensare pensieri complessi che siamo convinti che l’altro capirà esattamente come noi li abbiamo concepiti, nonostante gli manchi tutta quella quota di ragionamento e di comunicazione non verbale che vi è intrinsecamente nascosta dietro.

Ed è così che esplode una vera e propria epidemia di litigi e le coppie, che credono di essere così più vicine tra loro, tramite la tecnologia sono affette da una vicinanza fittizia, che rischia sempre più di indebolire anzichè consolidare il legame. E proprio rispetto alla tecnologia si aprono mille domande, più o meno banali e istintuali, che riguardano i legami: è giusto sapere sempre cosa fa il proprio partner? e controllargli il telefono o il pc per sapere a chi e cosa scrive o telefona? se scherza su facebook con un’altra donna che magari non si conosce, sarà forse un traditore?

Probabilmente molte vi faranno sorridere, ma è pur vero che nell’era tecnologica del “so esattamente dove sei e con chi” e del “posso controllare tutto ciò che fai o dici”, il senso fittizio di controllo che da una parte la tecnologia ci dà, è minato dalle infinite interferenze esterne, che non sono più incarnabili nella semplice suocera o nella partita di calcio con gli amici. Tutto è sociale, tutti sono iperconnessi. E questa iperconnessione fittizia, creata da relazioni perlopiù virtuali e proiettate che reali, risulta alla lunga fortemente destabilizzante per il legame.

Basti pensare che rispetto al 1995 le separazioni sono aumentate del 61% e i divorzi sono raddoppiati (+101%). Tutti causati dai social network e dalla tecnologia? No, di certo. Ma stando all’indagine condotta dal sito Divorce-Online, la quota di divorzi imputabile al solo Facebook nel 2011 è del 33% del totale dei divorzi avvenuti in quell’anno. Messaggi inappropriati, commenti, like, foto e chi più ne ha più ne metta. Ed ecco che in un attimo riemergono ex dal passato, corteggiatrici più o meno innocue, inviti ad eventi da persone al di fuori del gruppo ristretto di amici, fotografie e tag in luoghi impensati e magari appartenenti ad un passato non detto. E la crisi è servita.

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Come farvi fronte dunque?

E’ utile ricordarsi sempre che, sebbene la tecnologia ci faccia sentire più vicini e meno soli, essa non è equiparabile alla comunicazione che avviene nella vita reale, vis a vis. Noi comunichiamo in molti modi: col tono della voce, con la gestualità, con lo sguardo, con l’espressione del viso ecc. Le parole sono solo la cornice di un quadro che, solo con la complessità della totalità della comunicazione, è davvero comprensibile. E anche in quel caso, pur vis a vis, spesso capitano fraintendimenti e incomprensioni che causano i famosi litigi che, anche 40 anni fa, affliggevano le coppie.

Come possiamo dunque credere che, se già con una comunicazione completa di tutto spesso si fatica a comprendersi, ci si possa comprendere attraverso quei freddi e inespressivi 160 caratteri nei quali si tenta invano di condensare tutto?

La tecnologia non è certo una nemica. Ma bisogna rieducarsi ad usarla e imparare a gestirla in modo corretto, consci del limite intrinseco che nasconde in sè stessa. Pensate a quante persone conoscete che abbiano discusso a causa di un fraintendimento o di un malinteso causato dall’uso “improprio” di internet o del cellulare. Magari anche a voi, nella vostra quotidianità, è capitata quest’esperienza.

Quanti litigi e fraintendimenti avremmo potuto evitare se solo avessimo usato tutti la tecnologia in modo corretto? E’ ora di “de-socializzarsi” e tornare alla vita reale: va bene avere la possibilità di rintracciare il partner per emergenza, comunicargli una variazione di programma o altre informazioni di servizio. Ma limitiamo le nostre comunicazioni su discorsi che prevedono un confronto ad una comunicazione vis a vis. Re-impariamo a comunicare in modo sano. Riprendiamoci le nostre relazioni.

Disconnettiamoci, una volta tanto.

 

Per approfondire il tema:

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