Difficoltà nella terza età

vero saluteGentile dottoressa,

sono una pensionata di 74 anni e convivo con un uomo con cui divido la spesa, ma che non capisce le mie necessità psicologiche, anche se ci vogliamo ancora bene dopo 20 anni d’amore. La mia dottoressa di base mi manda sempre al consultorio psichiatrico. Lì ho incontrato la prima volta un medico giovane che mi disse che soffro di depressione bipolare e mi diede un farmaco che prese dal suo armadio e che io, dopo aver letto tutte le controindicazioni, non ho mai preso. La seconda volta chiedi una dottoressa e mi ricevette una signora di circa 50 anni simpatica e gentile. Mi fece raccontare quasi tutta la mia vita e poi mi diede un altro farmaco che, una volta a casa, ho scoperto che è destinato agli schizofrenici, con un sacco di effetti collaterali. Naturalmente non presi neanche questa medicina e tornai al mio vecchio depressivo (Limbitril), che da anni “tiene a bada” la mia latente depressione. Ho un figlio sposato felicemente e due nipoti maschi che ho accudito fino due anni fa, quando il minore ha cominciato la scuola elementare. Da allora vivo alla giornata: pulisco la casa, lavoro, stiro, faccio da mangiare. Il mio compagno dorme fino alle 12 e alle 14 va da un amico per aiutarlo a fare dei lavoretti. Io nel pomeriggio sono sempre sola, non ho amiche, non ho hobby, non faccio volontariato perché sono ipocondriaca e ho paura di tutto. Leggo tanto giornali, libri, guardo la televisione, ma ho dentro un gran vuoto che non so come riempire. Sono giovanile, mi tingo i capelli, mi trucco, vesto casual, sono magra e qualcuno ancora mi fa dei complimenti. Ma io non voglio un altro uomo, anche se con il mio con faccio più l’amore da anni (per sua volontà). Vorrei uno scopo mio, intimo, per gli anni che ancora mi restano da vivere, ma non so cosa fare. Mi sono iscritta a un corso di yoga,  ma non faceva per me e non ci sono più andata. Mi piacerebbe ballare, ma se faccio un corso poi con chi ballo, se il mio non mi accompagna e non ho amiche? Ho una sorella di 78 anni che vive a Genova e insegna pittura all’Università della terza età, ma lei ha il dono, dipinge da quando era ragazza, mentre io ho fatto la segretaria e non so fare altro. Ho paura di tutto: di andare in ascensore, di volare, degli insetti, di morire da sola, però non sento le voci e non mi ritengo una schizofrenica. Mi piacciono tanto i bambini piccoli, ma non ce ne sono più nella mia famiglia. Mi piacciono i gatti, ma il mio uomo non vuole saperne di prenderne uno: lo amo ancora, ma capisco che non comprende il mio bisogno d’avere ancora uno scopo nella vita e il vuoto che c’è dentro di me. Sono egoista, vanesia o depressa? Sa una cosa dottoressa? Guardo alla Tv il programma Velone e invidio quelle donne. Tante sono più anziane di me e hanno il coraggio di esporsi, gi giocare, di ridere insieme alla gente, mentre io so solo piangermi addosso.

Anna P., Milano

 

Cara Anna,

ho letto con attenzione la sua lettera, carica di emozioni e desideri ancora non realizzati. Io credo che sia difficile un po’ per tutti affrontare un’età nella quale i figli grandi hanno mille impegni e non sembrano avere più bisogno dei genitori, in cui la sessualità e la tenerezza spesso lasciano il posto ad una pacifica convivenza e nella quale ci sembra che si sarebbero volute fare un sacco di cose che aimè, non si sono fatte. Quando poi in aggiunta ci si mette anche la depressione, il quadro è subito fatto. Capisco bene cosa prova e mi rendo conto di quanto possa essere avvilente vedersi così. Io non mi permetto certo di farle una diagnosi attraverso una lettera, ma credo che dovrebbe imparare a fidarsi un po’ di più di chi cerca di aiutarla. Se si fida del suo medico di base, si fidi anche del dottore da cui il suo medico la invia e dei farmaci che lui le prescrive. I farmaci non sono sempre qualcosa di “cattivo” e spesso vengono dati anche per disturbi non direttamente elencati nel foglietto illustrativo, ma per i quali quei farmaci hanno risaputamene un ottimo effetto. Quindi non cerchi di ricavare una diagnosi da quel che c’è scritto nel foglietto illustrativo dei farmaci che le prescrivono. Rischierebbe di prendere un abbaglio!

Gli psichiatri, che spesso nella nostra cultura sono stati ingiustamente demonizzati, sono medici specializzati proprio in questo tipo di disturbi e sono quelli che meglio conoscono i farmaci utili per risolvere queste condizioni. Quindi, credo sarebbe utile per lei tornare dal dottore, far rivalutare ad oggi la sua situazione, assumere la terapia che le prescrivono e magari, chiedere di poter iniziare una psicoterapia a supporto della terapia farmacologica stessa. Quando, dopo poco tempo, la sua situazione si sarà stabilizzata, vedrà che riuscirà più facilmente a trovare una soluzione anche per tutti gli altri problemi, capendo realmente cosa vuole e con chi.

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