Lo stalking è in aumento: ne è vittima una persona su cinque

Si è conclusa una settimana di confronti dedicata alla prevenzione del fenomeno, organizzata dall’Osservatorio nazionale e dal sindacato di polizia Coisp, con incontri nelle scuole e nei luoghi di lavoro. Non esiste un profilo tipico dello stalker, è un fenomeno trasversale che riguarda operai, impiegati, liberi professionisti: li accomuna solo una forte personalità manipolatrice.

ROMA – Essere perseguitati da un bombardamento assillante di telefonate, sms, e-mail a ogni ora del giorno e della notte, sentirsi intrappolati per i pedinamenti e gli inseguimenti messi ossessivamente in atto da qualcuno, fino a temere per la propria incolumità. E’ lo stalking, un comportamento che in Italia è perseguibile penalmente, con condanne che possono arrivare a quattro anni di carcere (sono sufficienti due episodi perché il reato si configuri) e che si manifesta con una frequenza sempre più allarmante, come testimoniano recenti e drammatici fatti di cronaca. Una settimana di studi. Si è appena conclusa la prima settimana dedicata alla prevenzione dello stalking organizzata dall’Osservatorio nazionale stalking in collaborazione con il sindacato di polizia Coisp, che ha organizzato convegni e incontri in tutta Italia, nelle scuole e nei luoghi di lavoro. “Valutiamo che un italiano su cinque sia rimasto vittima di questo comportamento – dichiara Massimo Lattanzi, presidente dell’Osservatorio. – Non esiste un profilo tipico dello stalker, si tratta di un fenomeno trasversale che riguarda l’operaio come l’impiegato o il libero professionista: quello che li accomuna è una personalità fortemente manipolatrice”. Per l’80% le vittime sono donne. Anche se aumentano le richieste di aiuto da parte degli uomini. La vittima quasi sempre conosce l’autore della persecuzione: lo stalker è per lo più il partner o l’ex, ma spesso un collega o un vicino di casa, e in alcuni casi un familiare. I suoi comportamenti molesti inducono nella vittima limitazione della libertà personale, ansia, perdita del sonno, talvolta possono spingerla persino a tentare il suicidio. Lo stalker non è in grado di rispettare il confine “tu-io”, è un manipolatore spesso inconsapevole che idealizza e al tempo stesso sminuisce l’altro. Può presentarsi come un introverso con tratti ossessivi, ipocondriaci e istrionici; è sempre qualcuno in cui un rifiuto innesca uno tsunami emotivo in grado di scatenare conseguenze molto pericolose. Il numero verde 1522. Contro lo stalking il ministero delle Pari Opportunità ha istituito il numero verde nazionale 1522, attivo 24 ore su 24, che offre assistenza psicologica e giuridica indirizzando presso gli sportelli allestiti nelle questure. Un’intesa tra questo ministero e quello della Difesa ha permesso la costituzione di un nucleo di Carabinieri anti stalking, con compiti di monitoraggio del fenomeno. La fondazione Doppia Difesa, creata dall’avvocato Giulia Bongiorno e da Michelle Hunziker (essa stessa vittima di stalking), offre consigli legali e sostegno psicologico, e dà l’opportunità di raccontare la propria storia. La risocializzazione. Ma al di là della denuncia e della repressione del reato, è opportuno prevedere un percorso di risocializzazione, unica forma di prevenzione concreta, perché il 90 per cento di coloro che praticano lo stalking hanno un buon contatto con la realtà, e non sono affetti da una psicopatologia grave: “Quella che entra in gioco è una visione fondamentalmente narcisistica di sé, che rende più sensibili a un rifiuto, ad una separazione vissuta come abbandono”, – spiega. “Il nostro è un centro specializzato che da quattro anni propone questo percorso: dal 2002 abbiamo ricevuto oltre 33mila richieste di aiuto da parte di vittime e 500 da presunti autori”. Nel 40 per cento dei casi gli stalker sono recidivi, nel 30 per cento seriali: tra coloro che ricorrono all’Osservatorio, quasi la metà delle vittime chiedono un aiuto per i persecutori. Ma c’è anche il gashlighting. L’osservatorio si accinge a presentare una proposta di disegno di legge su un altro fenomeno, la violenza psicologica da parte di familiari (gashlighting), che mira a distruggere la personalità della vittima arrivando a farla dubitare della propria sanità mentale. Di questo si è parlato nel recente convegno di Roma, nel corso del quale è stata illustrata l’attività dell’Osservatorio sicurezza, il primo centro in Italia dedicato ad accompagnare i singoli e le coppie nel difficile percorso della separazione e della genitorialità, creato dall’Aipc (Associazione italiana di psicologia e criminologia) in collaborazione con la Commissione consiliare speciale politiche per la sicurezza urbana e il Coisp, in un’ottica di prevenzione di quei crimini, che sempre più spesso hanno come teatro l’ambiente familiare. Dai dati forniti si rileva come nel 70% dei casi il tipo di violenza messa in atto in ambito familiare sia di tipo psicologico, e nel 67% dei casi venga perpetrata dai padri. Ma il dato più allarmante è che nella totalità dei casi la violenza psicologica non è denunciata, pur arrecando danni non meno gravi di quella fisica.

Fonte www.repubblica.it

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