Ricompense: utile strategia educativa?

ricompenseIn generale, si pensa che le ricompense siano uno dei modi migliori per generare motivazione in noi stessi e negli altri, eppure diversi esperti hanno da tempo sottolineato che funzionano in alcune circostanze, ma a volte risultano controproducenti. Il famoso bastone-carota non è, infatti, efficace così come siamo stati portati a credere.

Ecco uno studio condotto su bambini in età prescolare circa gli strani effetti che le ricompense hanno sulla motivazione, analizzando in particolare ciò che è noto con il termine di “overjustification“, ovvero l’effetto secondo il quale un’attività gratificante perde la sua motivazione intrinseca se ricompensata eccessivamente (Lepper et al., 1973).

Il campione era composto da 51 bambini di età compresa tra 3 e 4 anni, nei confronti dei quali i genitori utilizzavano spesso ricompense come motivatori, i quali amavano disegnare. studio sono interessati disegno. I ricercatori volevano vedere che effetto avrebbe fatto ricompensare i bambini già affezionati all’attività.

I bambini sono stati poi assegnati in modo casuale ad una delle seguenti condizioni:

  1. ricompensa prevista: in questa condizione è stato detto loro che, se avessero preso parte all’attività di disegnare, avrebbero ottenuto un certificato con sigillo d’oro e un nastro;
  2. ricompensa sorpresa: avrebbero ricevuto lo stesso premio senza saperlo in anticipo;
  3. nessuna ricompensa: non era prevista né hanno ricevuto alcun riconoscimento.

Ogni partecipante è stato invitato in una stanza separata per disegnare per 6 minuti, successivamente è stata data o meno la ricompensa a seconda delle condizioni. Nei giorni seguenti, i bambini sono stati guardati attraverso specchi unidirezionali per vedere quanto avrebbero continuato il disegno di propria iniziativa.

I risultati mostrano come la condizione di ricompensa prevista diminuisca l’interesse intrinseco nello svolgere poi in modo spontaneo l’attività rispetto alle altre due condizioni. In altre parole, chi in precedenza aveva voluto disegnare, era meno motivato, poiché si aspettava di essere ricompensato per l’attività.

Le ricompense riducono la motivazione intrinseca

Non solo i bambini mostrano questo tipo di reazione alle ricompense, studi successivi hanno dimostrato un effetto simile in tutti i tipi di popolazioni diverse, molti dei quali adulti.

In un’altra ricerca, i fumatori che sono stati premiati per i loro sforzi per smettere, hanno fatto meglio in un primo momento, ma dopo tre mesi sono peggiorati nella loro astinenza dal fumo rispetto a quelli che avevano smesso senza premi e senza retroazione (Curry et al., 1990).

Al termine della sua revisione di 128 esperimenti sugli effetti delle ricompense, Deci et al. hanno concluso che:

“Ricompense tangibili tendono ad avere un effetto sostanzialmente negativo sulla motivazione intrinseca (…). Anche quando le ricompense tangibili sono offerti come indicatori di buone prestazioni, in genere diminuiscono la motivazione intrinseca per le attività interessanti.”

I premi sono stati anche associati ad un livello inferiore di creatività e problem solving.

Sourche: www.spring.org.uk

La mia opinione

La chiave per comprendere questi comportamenti risiede nella differenza tra motivazione intrinseca ed estrinseca: nel primo caso, un individuo intraprende un’attività, perché è di per sé motivante, si attiva quindi per divertimento o per sfida senza interesse verso ricompense o pressioni esterne; nel secondo caso, la motivazione è sostenuta da rinforzi esterni (vantaggi, riconoscimenti, evitamento di conseguenze spiacevoli).

Gli studi analizzati suggeriscono che la motivazione intrinseca diminuisce per effetto dell’overjustification, quindi di fronte alle ricompense anche chi è mosso dal desiderio di compiere in modo spontaneo un’attività, in un secondo momento avrà un abbassamento della motivazione. Avviene, quindi, un passaggio: la motivazione da intrinseca diventa estrinseca.

Non solo questo, ma le ricompense sono pericolose anche per un altro motivo: perché manipolano il nostro comportamento. Ai bambini, ad esempio, vengono date ricompense per mangiare tutto il loro cibo, per fare i compiti o riassettare la loro cameretta, tutti questi premi si associano con attività che non vorrebbero fare, in questi casi la gratificazione viene utilizzata con lo scopo di portarli a fare quello che vogliamo noi adulti.

In maniera più o meno consapevole, pensiamo, infatti, che se gli do un premio, si comporteranno nuovamente come desidero io, nella speranza di ricevere di nuovo la ricompensa.

Evitare di utilizzare le gratificazioni, però, non significa lasciare i bambini a briglie sciolte, esistono delle valide alternative ai premi e sono gli apprezzamenti: 

  • il “premio” è un cibo, un giocattolo o una coccola, oppure una promessa, intesi tutti come ricompensa al fatto che i bambini fanno quello che gli viene richiesto: «Visto che hai riordinato così bene la tua cameretta, andiamo in città a mangiare un gelato».
  • gli apprezzamenti sono messaggi che iniziano con il sostantivo “io” oppure sono domande che esprimono interessamento nei confronti dell’altro, come ad esempio: «Adoro la pace e la tranquillità della tua cameretta, quando è in ordine e pulita» oppure: «Ti piace riordinare la tua stanza?».

Per favorire la loro crescita, è bene quindi gratificare i bambini con lodi, apprezzamenti, abbracci, manifestazioni d’affetto e di incoraggiamento, non si tratta di premiarli con qualcosa di tangibile, ma di rinforzare le loro azioni in maniera positiva attraverso un’espressione gentile, un viso sorridente o una verbalizzazione che esprime consenso, al fine non di addestrare ma di educare. Tutti questi elementi rappresentano una vera iniezione di fiducia per loro che stanno muovendo i primi passi verso la costruzione della propria identità e verso un’adeguata auto-regolazione.

Per un approfondimento:

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