“NEW YORK – Una volta c’erano le tavolette ricoperte di cera su cui si scriveva con lo stilus, poi c’è stato il papiro e il calamus, poi la pergamena e le piume d’oca. E infine la carta, le penne stilografiche, le penne biro. Dagli albori della civiltà, l’uomo ha scritto a mano.
Fino a che, in epoche a noi vicine, è arrivata la macchina da scrivere, presto spazzata via dal computer. E qualcuno comincia a pensare che tra poco smetteremo completamente di usare carta e penna, e scriveremo solo su tastiere, siano quella del laptop, dell’iPad, dell’iPhone.
Perché allora perdere tempo a insegnare l’arte di tenere in mano una penna e di esprimersi in bella grafia?
Per i provveditori agli studi nello Stato dell’Indiana, ai bambini della scuola elementare basteranno un paio d’anni di lezioni di scrittura, giusto per sapere come stringere la matita, dopodichè l’insegnamento della scrittura in corsivo con penna o matita diventerà facoltativa. Ai bambini verranno piuttosto fatti seguire corsi intensivi di scrittura alla tastiera. La notizia è arrivata ieri, per l’appunto in coincidenza con un articolo del New York Times che raccontava come negli Stati Uniti il numero delle banconote in circolazione sia il più basso degli ultimi trent’anni: gli americani usano sempre meno i contanti, e sempre di più la plastica delle carte di credito o delle carte di debito. In fondo si tratta di notizie analoghe: la tecnologia ci allontana inesorabilmente da tradizioni, da abitudini e prodotti familiari.
Tutta la storia dell’umanità è un continua marcia in avanti, anche se non sempre si tratta di una marcia verso un miglioramento. La completa scomparsa dei soldi di carta tuttavia sembra molto lontana: ci vorranno almeno due secoli, spiegano gli esperti, perché il mondo adotti la moneta virtuale, la plastica. Quanto alla scrittura, l’idea che i bambini americani fra breve saranno bravissimi e velocissimi sulle tastiere, ma impacciati con una penna in mano, ha scatenato la paura di molti genitori: «Qualcuno mi spieghi: cosa succederà quando mio figlio dovrà firmare un documento o un assegno?» ha protestato una mamma.
In verità, l’insegnamento della scrittura a penna nella scuola non verrà abbandonata del tutto: le scuole dell’Indiana che vorranno continuare oltre i primi due anni di insegnamento rudimentale saranno libere di farlo. E comunque ci si aspetta che in quei due anni i bambini assimilino sia la capacità di tracciare segni in corsivo e stampatello con una penna su un foglio di carta, sia la capacità di leggerli: «Vogliamo che i bambini sappiano leggere quanto viene scritto a mano. Ma al di là di questa necessità, la scrittura a mano è obsoleta» dice Marilyn Hissong, esperta di curriculum scolastici. Dal canto suo, la provveditrice della contea di East Allen, Karyle Green, dichiara senza esitazione: «La scrittura a penna, in corsivo, è un’arte in via di estinzione. Quasi nulla viene scritto a penna oramai». E comunque, tagliano corto i pedagoghi, la parte più difficile dello scrivere in inglese, e cioè compitare correttamente parole che si scrivono in un modo e si pronunciano in un altro, risulta più facile se ci si cimenta con la tastiera.
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LA MIA OPINIONE
Questo articolo tratto da ilmessaggero.it ci mostra una realtà americana dai molteplici toni: se da un lato si dimostra all’avanguardia e capace di dare competenze rispetto ai nuovi strumenti ai giovani di domani, dall’altra rischia di far perdere quel carattere di unicità e personalità che sono la grafia a mano mantiene.
L’essere in grado di scrivere quasi solo esclusivamente su tastiera, dimenticandosi quasi del tutto della scrittura a mano libera mi lascia personalmente perplessa. C’è davvero bisogno di spazzare via i libri e rimpiazzarli del tutto con gli ebook e dare l’estrema unzione alla scrittura a mano per la più semplice scrittura digitale?
Davvero queste realtà non possono coesistere? E’ così necessario contrapporre il vecchio al nuovo, dando a quest’ultimo un connotato assoluto di “migliore”?
A prescindere dai giudizi che possiamo dare a questa ed altre iniziative simili, non possiamo che riflettere su come, in prospettiva, cambierà nostro malgrado il nostro modo di rapportarci con l’educazione.
Per approfondire il tema:
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