Trovarsi bene con il proprio psicoterapeuta è importante, ma fidarsi di lui lo è ancora di più.
Per questo, i modi per reperire lo psicoterapeuta che fa al caso nostro sono solo due:
- come riferimento da una persona che conosciamo
- ricercandolo in prima persona.
In entrambi i casi non è detto che ci si debba trovare bene al primo colpo: è normale per ogni ambito che persone diverse si adattino a professionisti diversi e la psicoterapia non fa eccezione.
Il criterio più importante da considerare nella scelta del terapeuta è come vi sentite con lui: se il processo terapeutico riesce a darvi buone sensazioni, se il terapeuta vi ispira fiducia e vi fa sentire a vostro agio, allora tutto procede come dovrebbe. Se già uscendo dalla prima seduta invece vi sentite peggio, non vi sentite accolti e non vi sentite liberi di esprimere ciò che pensate e sentite, probabilmente qualcosa non ha funzionato. Ricordatevi che ci vuole tempo per fidarsi e affidarsi a qualcuno e che avere difficoltà a parlare di sè con un estraneo, seppure titolato ed esperto, è normale. Se provate disagio, parlatene comunque col terapeuta e datevi un termine di almeno quattro o cinque sedute prima di decidere sul da farsi. Se il disagio non si attenua con l’avanzare della conoscenza, allora considerate l’idea di cambiare terapeuta.
È importante non perdere subito la fiducia in caso di esperienze poco edificanti, mantenendo piuttosto l’utile convinzione che quella terapia non sarà stata efficace, non la psicoterapia in generale.
È bene sapere, infatti, che la ricerca scientifica ha chiarito che chi si rivolge alla psicoterapia a fronte di problemi personali riesce a stare meglio dell’80% di chi non lo fa e che i cambiamenti ottenuti sono durevoli (Lambert e altri, 2002).
Quali domande bisogna fare al terapeuta durante la prima seduta, per capire se è il professionista adatto a noi?
Scegliere il professionista della salute mentale cui affidarsi è una parte critica dell’intero processo di trattamento.
Conseguentemente è importante che il paziente ponga alcune domande al clinico che ha di fronte. Porre alcune delle seguenti domande può essere imbarazzante, ma le risposte sono necessarie perché si abbia una corretta e completa informazione, come è nostro diritto ottenere, che ci aiuti a prendere una decisione consapevole:
1. Quale è il la sua formazione (specializzazione) e da quanto tempo esercita?
2. Quanti pazienti col mio disturbo ha trattato?
3. Ha una formazione specifica per il trattamento dei pazienti col mio disturbo?
4. Quale tipo di approccio, metodo, terapia utilizza per trattare questo disturbo? La psicoterapia avviene in gruppo o è individuale? La terapia farmacologica è necessaria?
5. La terapia proposta è stata dimostrata efficace in base a studi clinici controllati secondo i criteri della medicina basata sulle prove (Evidence Based Psychiatry)? Sono stati pubblicati molti studi scientifici sull’efficacia del metodo che mi sta proponendo?
6. In base alla sua esperienza quanto tempo è necessario prima che il trattamento inizi a funzionare? In base alle ricerche ed alla sua esperienza quali sono le probabilità di successo di questo trattamento per questa patologia?
7. Se il trattamento prescritto non si rivelerà efficace quale sarà il passo successivo?
8. Quanto spesso dovrò venire e quanto durerà ogni sessione?
9. Il trattamento prevede che io debba fare qualcosa (homework) tra una seduta e l’altra?
10. Quali costi dovrò sostenere?
Affidatevi ad un terapeuta che sia in grado di rispondere a tutte queste domande in modo completo, esaustivo e convincente, attraverso dati scientifici e non pure opinioni.
Per quanto riguarda, ad esempio, la psicoterapia cognitivo comportamentale, qui trovate le evidenze scientifiche, riconosciute dall’APA, con alcuni riferimenti bibliografici utili per approfondire l’argomento e i disturbi per i quali è indicato questo tipo di psicoterapia, con o senza l’associazione di una terapia farmacologica.
Qui potete trovare anche come funziona la psicoterapia cognitiva, su quali presupposti si fonda e in cosa si differenzia dagli altri approcci. In ultimo, ma non ultimo, un’idea generale sulla psicoterapia, potete trovarla anche in questo articolo, scritto appositamente.
Quali caratteristiche deve avere un terapeuta per essere “bravo”?
Vediamo quali sono le abilità da ricercare nel nostro psicoterapeuta (Okiishi, 2003).
Il buon psicoterapeuta:
sa come instaurare e costruire una relazione con il suo paziente; | ||
concorda all’inizio con il paziente l’obiettivo terapeutico da raggiungere; | ||
è pronto a dare suggerimenti quando gli vengono richiesti; | ||
non usa gergo tecnico; | ||
si lascia coinvolgere dal problema del paziente, ma riesce a rimanere obiettivo; | ||
non sostiene che la terapia debba necessariamente essere dolorosa; | ||
non indugia nel passato senza necessità; | ||
dà appoggio quando emergono sensazioni dolorose, ma non incoraggia la persona a manifestare emozioni oltre la normale necessità di lasciar uscire le sensazioni represse; | ||
è in grado di aiutare a sviluppare le abilità sociali necessarie in campo affettivo, di amicizia, intimità, piacere e di relazione con la comunità; | ||
aiuta a sfruttare e a sviluppare le risorse che la persona già possiede, e che possono rivelarsi più ampie di quanto si creda; | ||
tiene conto degli effetti che la terapia può avere sulla vita del paziente e sulle persone a lui vicine; | ||
è in grado d’insegnare a rilassarsi profondamente; | ||
è in grado di aiutare a pensare alle difficoltà e ai problemi in modo nuovo ed edificante; | ||
è in grado di utilizzare una vasta gamma di tecniche, a seconda delle necessità; | ||
può assegnare dei compiti da mettere in atto fra le varie sedute; | ||
fa fare il minimo numero di sedute necessario; | ||
incoraggia la fiducia in se stessi, l’autonomia e l’indipendenza e fa sì che ci si senta meglio dopo ogni seduta. |
Questo è quanto ha rilevato Okiishi nel suo studio. Siete d’accordo? secondo voi quali caratteristiche deve avere un buon terapeuta? Scrivetecelo nei commenti qui sotto!
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