Nei giorni della maturità torniamo tutti, inevitabilmente, liceali. L’esame di stato: lacerante meta tra età dell’innocenza appena perduta e la vita vera con il mondo che già t’azzanna. L’abbiamo sognata tutti, nei periodi di stress, certi di far figuracce nel mondo di Morfeo incapaci di ricordare la più elementare delle declinazioni. Lontani gli anni delle fotocopie rimpicciolite che riempivano cartucciere cucite da pazienti nonne, polsini istoriati con formule d’analisi, reggiseni imbottiti di pagine strappate all’ultimo minuto dai bignamini. Con buona pace di Venditti e della sua eterna “Notte prima degli esami”, dalla ricerca SWG commissionata dal portale Studenti.it i maturandi dello Stivale passeranno sempre meno tempo sulle sudate carte, certi che “quel che è detto, è detto e quel che è fatto, è fatto”.
I giovani italiani preferiscono far le ore piccole sul web, alla ricerca dell’ultima applicazione che promette miracoli. Non più cellulari nascosti nelle tubature del bagno da cui spedire provvidenziali sms con l’incipit della versione di latino ma magiche applicazioni per iPhone, iPad e iPod che potrebbero rivelarsi insperate ancore di salvezza. Arrivano anche gli storici dizionari sui nuovi device, pratici e rapidi. Le tesine sono il trionfo del copia-incolla, le mappe concettuali si ereditano come i vestiti dismessi da lontani cugini. Lo scoglio è la prova scritta, all’orale basterà la faccia di bronzo e la fatidica domanda a piacere per incantare la commissione.
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