La sessualizzazione traumatica

violenza

La vittima di abuso ne esce deformata psichicamente; la sessualizzazione traumatica è il risultato più evidente, il più caratteristico dell’esperienza di abuso e, quindi, il più facilmente riconoscibile” (Dott.ssa Cheli)

 

Nell’articolo precedente sulle conseguenze dell’abuso, ho accennato alla sessualizzazione traumatica, la quale può generare nel bambino, vittima di abuso, un’eccitazione psicofisica anche eccessiva, tale per cui può, in seguito, presentare attività di tipo sessuale compulsive, giochi sessuali e conoscenze sessuali inadeguate all’età o, al contrario, determinare un’anestesia verso esigenze fisiche naturali.

Pertanto, la sessualizzazione traumatica illustra, chiaramente, il processo di alterazione nell’orientamento cognitivo ed emozionale della piccola vittima, la distorsione nel concetto di Sé e la considerazione negativa nei confronti del mondo.

Dallo studio di Finkelhor e Browne (cit. in Miragoli 2005), la sessualizzazione traumatica si esprime attraverso un’iper-eccitabilità e un’attività sessuale impropria e ripetitiva, comportamenti sessualizzati promiscui e tentativi di aggressione sessuale nei confronti degli altri. Queste manifestazioni, nel bambino, avrebbero lo scopo, secondo Miragoli (2005), di soddisfare esigenze e bisogni non espressamente sessuali, ma sostanzialmente di natura affettiva e relazionale. Quindi, si potrebbe affermare che la sessualizzazione traumatica consiste nel processo attraverso cui la sessualità della vittima è forzata dall’abuso sessuale ad assumere forme improprie rispetto al suo livello evolutivo e distorte sul piano relazionale, risultando così disfunzionale dal punto di vista interpersonale.

In particolare, i sintomi di disagio legati alla sfera sessuale sono considerati specifici e tipici dell’abuso sessuale, tra di essi rientrano:

  • Conoscenze sessuali premature, rintracciabili nel lessico specificatamente sessuale che il minore utilizza
  • Avance sessuali verso gli adulti (associate però a paura del contatto) e anche verso altri bambini;
  • Giochi che riproducono aspetti della sessualità;
  • Preoccupazioni intense per i propri genitali e le loro funzioni;
  • Masturbazione compulsiva, spesso senza rispetto delle norme di comportamento in pubblico.

In letteratura c’è un sostanziale accordo sul fatto che minori che poi esibiscono comportamenti erotizzati impropri e/o che abusano, abbiano potuto subire in precedenza esperienze simili, anche se questo è un dato da maneggiare con attenzione per evitare che le piccole vittime di abuso possano ritrovarsi automaticamente etichettati a loro volta come futuri offender.

Quanto alle possibili spiegazioni sull’origine di questi comportamenti, Gil e Johnson (1993) ci ricordano che i minori abusati attivano comportamenti sessuali inadeguati come esito, sostanzialmente, di un apprendimento. Imparano a scambiare attenzioni e affetto con sesso (rinforzo positivo) e/o a evitare punizioni attraverso la disponibilità sessuale (rinforzo negativo). Pertanto, imparano che il sesso può modulare l’ansia e promuovere vissuti di sicurezza e benessere, nonostante contemporaneamente ne risultino inquinati ogni ricerca e ottenimenti di accadimento, con conseguenti vissuti di vergogna, confusione e isolamento.

Inoltre, lo sviluppo sessuale è distorto dall’inappropriata ed eccessiva attenzione a sensazioni e comportamenti che normalmente insorgerebbero in modo graduale nel corso della crescita.

Infatti, ogni età, i bambini non hanno la capacità di immaginare quanto va oltre il proprio bagaglio esperienziale. Non sono, perciò, in grado di inferire esperienze sessuali che non hanno appreso in qualche modo. Quando rappresentano nei giochi e nei racconti attività che legittimamente non dovrebbero conoscere,ciò merita senz’altro un approfondimento (Malacrea & Seassaro)

 

Scritto dalla dott.ssa Elena Parise, psicologa

 

Per approfondire il tema:

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