«Ho fatto una cavolata, adesso vado ad ammazzarmi». All’alba Giuseppe Pintus, 36 anni, ha fatto questa chiamata al 112 prima di scomparire nel nulla. Insieme alla sua ex compagna Marta Deligia, 26 anni.
Questo è quanto si legge sul Corriere del 23 settembre 2013.
Marta, come hanno scoperto poco più tardi le forze dell’ordine, è l’ennesima donna vittima inascoltata di uno stalking incessante, terminato purtroppo nell’ennesimo femminicidio.
E così l’escalation dello stalking e del femminicidio continua la sua terribile corsa.
Con sistematica cadenza infatti appaiono sui quotidiani titoli relativi a fatti cruenti che hanno visto coinvolte donne “colpevoli” solo di aver interrotto una relazione che, nel suo essere, si era rivelata malsana; ma queste notizie, il cui contenuto si traduce nella denuncia con un “non aver provveduto in tempo”, sono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno la cui diffusione reale è davvero preoccupante: lo Stalking.
È stata realizzata una ricerca dall’Osservatorio Nazionale Stalking che ha messo in luce la portata di questo fenomeno: circa il 20% della popolazione è o è stata vittima di stalking, l’80% circa delle vittime è di sesso femminile e la durata media delle molestie insistenti è di circa un anno e mezzo. Solo nel 17% dei casi è stata sporta denuncia alle autorità competenti. Da un rapporto della Polizia di Stato è emerso che nei primi sei mesi dall’entrata in vigore della legge contro lo stalking (da febbraio ad agosto 2009) sono state arrestate 520 persone e ne sono state denunciate ben 2.950.
Ma chi è la “stalking victim”?
Diverse ricerche hanno individuato 5 possibili vittime di stalking:
- La ex o l’amica: ha avuto un rapporto amoroso (ex partner) o di amicizia con lo stalker, il quale agisce per riconquistarla o per vendicarsi;
- Le professioni di aiuto: le vittime sono i medici, gli psicologi, gli infermieri, i fisioterapisti, gli assistenti sociali, i sociologi, gli insegnanti, gli avvocati, e ogni altra sorta di “helper” contro cui lo stalker pone in essere comportamenti molesti e invasivi volti alla ricerca di attenzione o di vendetta per l’attribuzione di responsabilità sulla salute o sulla vita propria o dei propri cari;
- Sul luogo di lavoro: si tratta di un lavoratore che subisce comportamenti, perpetrati da parte di superiori nel caso di mobbing verticale o bossing e/o da parte di colleghi nel caso di mobbing orizzontale: le persecuzioni iniziano nell’ambito lavorativo e finiscono poi per invadere la vita privata;
- Lo Star-Stalking: personaggi famosi o di pubblico interesse di cui lo stalker è fan;
- La conoscente: la vittima è un/a estraneo/a, una persona incontrata accidentalmente e con cui lo stalker non ha nessun legame reale ma pensa di avere un rapporto ideale.
E quali sono le conseguenze su queste donne?
Lo stalker attua una serie di condotte tali da limitare il normale svolgersi quotidiano della vita della vittima e che giungono a produrre lesioni consistenti e gravi dell’integrità psicofisica della persona (in alcuni casi sino all’uccisione della vittima). Pedinamenti, appostamenti nei luoghi frequentati dalla vittima, telefonate, biglietti, intrusioni nel fare quotidiano si ripetono nel tempo creando gravissimi stati di ansia e vero e proprio terrore nella vittima, fino a determinare una vera e propria paralisi che impedisce anche una corretta reazione nei confronti del persecutore.
La vita della vittima può divenire particolarmente difficile: molte persone, per timore di ricevere nuove molestie, hanno paura di uscire di casa, non riescono a mantenere il proprio lavoro, non sono in grado di instaurare nuove relazioni e, quindi, sono incapaci di salvaguardare la propria quotidianità. Come già detto, le ricerche dimostrano che non di rado, infatti, queste donne possono sviluppare veri e propri quadri psicopatologici, particolarmente rilevanti da un punto di vista clinico. Assai frequenti sono la riduzione della stima di sé, i sintomi ansioso-depressivi, i disturbi del sonno, i disturbi alimentari e i sintomi psicosomatici.
In alcuni casi, può essere addirittura formulata la diagnosi di disturbo da stress post-traumatico: tale quadro è tipico delle persone che si sono trovate a fronteggiare un evento particolarmente minaccioso per la propria incolumità fisica e per la propria stessa esistenza e si caratterizza per una sintomatologia molto invalidante (
evitamento delle situazioni associate al trauma, elevata attivazione fisiologica, deflessione del tono dell’umore, flashback ecc.).
Cosa fare?
E’ in questa fase che appare di fondamentale importanza rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta, ossia un professionista in grado di accompagnare la vittima di stalking in questo percorso di presa di coscienza e di riorganizzazione del trauma, con lo scopo di permettere alla vittima di stalking di tornare alla sua normalità. Lo psicologo, attraverso un ascolto attento ed empatico, aiuterà la vittima, dando fiducia alle sue personali capacità, stimolando e rafforzando il suo sistema motivazionale e aiutandola a riacquistare l’autostima perduta, nonché a elaborare in maniera funzionale il trauma subìto.
Conclusioni
Personalmente, in quanto psicologa e in quanto donna, credo ci siano ancora troppe vittime che non ottengono giustizia e troppi aggressori che restano impuniti, nonostante la legge sul reato di stalking sia ormai attiva da qualche anno (art. 612-bis c.p.; D.D. 23 Febbraio 2009, n.11). Sicuramente questa legge offre uno strumento in più, ma non può bastare perché, purtroppo, alcuni uomini considerano ancora le donne come una proprietà e non accettano di essere rifiutati; ed è lì che iniziano a mettersi in moto dei sentimenti di possesso e dei meccanismi perversi che li spingono a violare sempre più la quotidianità della donna, fino ad incutere in lei paura e terrore.
Ma secondo voi è giusto spaventare, con le proprie azioni e gesti, una donna al punto di spingerla a non uscire più di casa, rovinandole la vita, e il tutto in nome dell’amore? Nel caso in cui la risposta fosse sì non si parlerebbe di quell’amore sano che fa venire voglia di vivere, ma di un amore malato, in cui l’unica voglia che riesco immaginare è quella di sparire per far cessare tutto al più presto.
A Roma “15 22 installazione” per combattere la violenza contro le donne
“La violenza contro le donne è un problema culturale che richiede l’impegno di tutti per sensibilizzare, educare e costruire un nuovo approccio alla relazione uomo donna. Stimolare le Istituzioni a farsi carico del problema e partire dal basso, dalla scuola e dalle generazioni future è l’obiettivo di “15 22 Installazione”, un progetto del Miur diretto in primis alle ragazze e ai ragazzi delle scuole superiori, patrocinato dalla Camera dei Deputati, dal Comune di Roma, dalla Commissione Pari Opportunità dell’Associazione Stampa Romana e dal Convitto Vittorio Emanuele II, istituto scolastico capofila. ”
Appuntamento domani 25 settembre in Piazza Montecitorio dalle 7.30
Scritto dalla dott.ssa Elena Parise, psicologa
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