Come ho già esposto in un precedente articolo, Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività o ADHD (dall’inglese Attention Deficit Hyperactivity Disorder), èun disturbo evolutivo dell’autocontrollo che include difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività generale. Tutto questo ostacola l’apprendimento e le relazioni con coetanei e familiari creando non pochi disagi sia al bambino che a chi gli sta intorno.
Come faccio a sapere se mio figlio soffre di ADHD?
Per prima cosa occorre osservare il bambino nei diversi ambiti della sua vita (a scuola, a casa, mentre fa i compiti, mentre gioca, mentre guarda la TV, etc.).
I sintomi dell’ADHD (già esposti nel precedente articolo) sono aggravati da situazioni o compiti:
- che richiedono un impegno prolungato;
- che non sono supervisionati;
- in cui il bambino da solo deve organizzare e pianificare l’attività;
- in cui il bambino deve inibire risposte impulsive dettategli da stimoli esterni.
“Cosa devo osservare?”
- Disattenzione: è la difficoltà ad autocontrollare la propria attenzione in compiti lunghi e noiosi (questo perché è stimolato da attività che gli procurano gratificazione immediata)
Osservate vostro figlio mentre svolge i compiti a casa: per quanto tempo riesce a mantenere l’attenzione senza distrarsi? Se non arriva a 10 minuti, può essere un campanello d’allarme.
- Impulsività: il bambino è insofferente nell’attesa, fa difficoltà a inibire comportamenti inopportuni, si intromette nei giochi e nelle conversazioni degli altri
Osservate vostro figlio durante una festa di compleanno o invitate qualche amico a casa per giocare insieme: riesce ad aspettare il proprio turno in un gioco? Si intromette in maniera inopportuna durante un gioco o una conversazione per dire la sua?
- Iperattività: il bambino è incapace di controllare i propri comportamenti, più fa fatica a mantenere l’attenzione e più aumenta il livello di attività motoria (questo perché il movimento lo aiuta a prolungare i tempi di attenzione e a sopportare meglio lo sforzo cognitivo)
Osservate vostro figlio mentre studia la lezione, ascolta una spiegazione (di un argomento scolastico, delle regole di un gioco, etc.) o guarda un film alla TV: si muove in continuazione? Sembra non riuscire a star fermo? Anche questo può costituire un buon campanello di allarme.
A chi mi devo rivolgere se sospetto che mio figlio soffra di ADHD?
Nel caso in cui sospettiate che vostro figlio possa avere un Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività e vogliate avere una diagnosi certa, è necessario portare il bambino in osservazione da un’equipe formata da psicologo esperto dell’età evolutiva e neuropsichiatria infantile.
I professionisti somministreranno una serie di questionari e test al bambino, ai genitori e agli insegnanti, successivamente eseguiranno delle osservazioni nei diversi ambienti di vita del bambino per accertarsi che certi comportamenti non si verifichino solo in determinate circostanze.
In cosa consiste il trattamento dell’ADHD?
Una volta fatta diagnosi di ADHD, il trattamento è essenzialmente di tipo psicoterapeutico (la psicoterapia cognitivo-comportamentale è quella di elezione) per il bambino, e di tipo psico-educativo per i genitori e gli insegnanti.
Ma vediamo nel dettaglio chi viene coinvolto nel trattamento.
- Genitori
Vengono sottoposti a un Parent Training ovvero un “corso” mirato alla formazione di competenze educative appropriate e al miglioramento della gestione del loro rapporto col proprio figlio.
Ai genitori viene insegnato a individuare anche le caratteristiche positive del bambino (è sensibile, svelto, curioso, creativo, etc.) e ad apprezzarle, viene insegnato loro a stabilire poche regole ma chiare e comprensibili, a gratificare il bambino nel modo giusto e nelle circostanze corrette affinché i genitori possano costituire per lui dei “binari” entro cui potersi muovere liberamente.
- Bambino
Con lui viene intrapresa una psicoterapia cognitivo-comportamentale supportata da esercizi cognitivi e meta-cognitivi finalizzati, da una parte, a favorire i processi di pianificazione e soluzione dei problemi, dall’altra, a incrementare l’autostima promuovendo nel bambino l’autovalutazione e l’autorinforzo rendendolo più consapevole di sé (consiglio a tal proposito di consultare il libro “Impulsività e autocontrollo” di C.Cornoldi, 1997).
- Insegnanti
Vengono sottoposti a una psicoeducazione finalizzata a trasferire loro le abilità educative più funzionali e le modalità migliori per gestire un bambino ADHD in classe permettendogli così di apprendere serenamente e vivere la scuola con gioia.
Agli insegnanti vengono trasferite le corrette informazioni circa l’organizzazione della classe, come impostare lavori lunghi e noiosi affinché i bambini con questo disturbo riescano a portarli a termine senza problemi, come rendere più interessanti le lezioni, come e quando gratificarli e come valorizzare le loro caratteristiche positive al fine di influenzare positivamente la loro autostima e autoefficacia.
Consigli pratici per la gestione di un bambino ADHD
- Dare consegne chiare e brevi in modo che possa portare a termine velocemente un’attività e possa ricevere un bel rinforzo, in questo modo accrescerà la sua motivazione intrinseca e il proprio senso di autoefficacia. In generale, ogni bambino è, infatti, stimolato da attività che gli procurano gratificazione immediata.
- Suddividere un compito lungo in più parti da consegnare separatamente, quindi fornire piccoli suggerimenti intermedi per facilitare il mantenimento dell’attenzione.
- Stabilire attività programmate e routinarie affinché impari a prevedere quali comportamenti deve produrre in determinati momenti della giornata.
- Permettere al bambino di muoversi dandogli un’attività da compiere (ad es. a scuola gli si può chiedere di andare a prendere dei gessi nuovi); il movimento lo aiuta a prolungare i tempi di attenzione e a incanalare la propria energia in attività accettabili.
- Fornire poche regole ma chiare.
- Far fare frequenti pause durante un compito, meglio ancora se durante le pause gli si permette di fare del movimento fisico.
- Gratificare il bambino al fine di rinforzare azioni desiderabili.
- Ignorare i suoi comportamenti negativi, ma aiutarlo a capire quali comportamenti “sostitutivi” sono giusti e rinforzarlo nel momento in cui li mette in atto.
- A scuola tenere il suo banco il più possibile lontano da fonti di distrazione esterne come finestre, porte, etc.
Se sospettate che vostro figlio possa avere l’ADHD, affidatevi a professionisti qualificati (psicologo dell’età evolutiva o neuropsichiatra infantile): una diagnosi precoce riduce significativamente il rischio dell’emergere di altre psicopatologie (disturbi d’ansia, disturbi depressivi, disturbi del comportamento, etc.); inoltre favorisce un miglior rapporto tra voi e il vostro bambino, che così si sentirà capito e aiutato e imparerà quanto prima a gestire e convivere con il proprio disturbo sfruttando al meglio le proprie risorse.
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