Pochi mesi prima che Andrea compisse tre anni andammo, mamma, papà e figlio, a visitare quella che pensavamo sarebbe diventata la sua scuola, dopo aver aspettato un po’ all’ingresso venimmo accolti con freddezza dalla maestra che ci chiese, con ironia prima e con impazienza poi, il motivo del nostro ritardo.
Eravamo infatti andati a chiedere informazioni in ottobre quando la scuola era iniziata un mese prima, il modo seccato della maestra era dovuto al fatto, come scoprii più tardi, che alcune scuole non accettavano gli inserimenti ad anno inoltrato, neppure per quei bimbi che non avevano ancora compiuti i tre anni, non garantendo però un’adeguata assistenza educativa per i più piccoli.
Quel giorno, via via che proseguiva la nostra visita all’interno della scuola, aumentò dentro di me un senso di malessere nel vedere la ristrettezza degli spazi, i pochi materiali disponibili, la non accessibilità, in maniera libera e attiva, dell’ambiente esterno se pur la scuola fosse immersa in un contesto ambientale di grande pregio. Purtroppo però la possibilità da parte dei bambini, di utilizzare lo spazio esterno avveniva solo sotto la stretta supervisione degli adulti e in uscite controllate in fila ordinata, sennò come spazio di esplorazione c’era un tristissimo serraglio con una casetta di plastica e tre biciclettine vecchie e malandate.
Quel giorno me ne andai con nel cuore le espressioni, a dir poco vivaci, dei bambini seduti in cerchio: fermi, silenziosi e tutti uguali nei loro grembiulini rosa e azzurri.
I giorni seguenti mi chiesi se era questa la scuola che volevo per mio figlio e al solo pensiero mi veniva da piangere e mi prendeva un forte senso di angoscia.
Fu allora che, afflitta e desolata, telefonai ad un’amica di famiglia che lavorava da molto tempo come maestra in una scuola dell’infanzia e fortunatamente trovai in lei rassicurazione ed indicazioni. Mi consigliò infatti di prendermi un po’ di tempo e contattare le coordinatrici di diverse scuole della zona e poi di andare a vedere di persona.
Fu così che, assieme ad Andrea e senza il papà, impegnato a causa del lavoro, andammo a visitare tre scuole e poi raccolsi informazioni di altre due. Visitai un’altra scuola dove prevaleva un ottica di controllo e di rigidità (cancelletti e lucchetti regnavano sovrani) e dove la coordinatrice, ad una mia domanda relativa al rispetto dei tempi di controllo degli sfinteri dei bimbi, fiera del suo sapere, si mise a darmi consigli e questo fu un ulteriore elemento per non scegliere tale scuola.
Mi colpì invece un’altra scuola: una colorata, luminosa, spaziosa e sopratutto chiassosa, dove la coordinatrice mi dette l’impressione di essere una persona dolce e comprensiva, la vidi infatti relazionarsi con i bambini in modo amorevole ed attento.
Fu così che in quella scuola io, Andrea ed il papà tornammo per un altro colloquio e prima di entrarvi Andrea esclamò: “questa è la mia scuola!” e felice e sorridente fece il suo ingresso.
I diritti dei bambini alla Scuola dell’Infanzia
- Il diritto di poter vivere un inserimento graduale, rispettoso delle emozioni, senza crisi o pianti, personalizzato e non standardizzato.
- Il diritto all’inserimento dopo il compimento del terzo anno d’età (se vi è un anticipo a 2 anni e mezzo, il diritto ad avere una classe meno affollata e adatta alle esigenze dei più piccoli).
- Il diritto ad avere la mamma ed il papà (o entrambi) accanto durante l’inserimento.
- Il diritto all’ascolto e alla rassicurazione nell’espressione di emozioni normali come l’ansia, il disagio, la paura, lo spaesamento.
- Il diritto ad esprimere le proprie emozioni: “sono spaventato, voglio la mamma, sono arrabbiato, sono triste, sono deluso, sono felice, mi manca la mamma!”
- Il diritto di poter scegliere se dormire o meno al pomeriggio (il momento della nanna non deve essere imposto).
- Il diritto di mangiare ciò che si vuole sia come quantità che come tipologia di cibo (senza dover subire premi o punizioni, naturalmente il cibo proposto deve essere sano).
- Il diritto ad avere spazi adeguati: luminosi, ampi, liberi, non sovraffollati, non ristretti, non ingabbiati.
- Il diritto di sperimentare, sporcarsi, muoversi, correre, gridare, giocare.
- Il diritto ad avere un ambiente esterno dove poter attivamente manipolare, correre, arrampicarsi, sperimentare la propria forza e scaricare la propria energia vitale.
- Il diritto a poter liberamente relazionarsi senza l’intervento dell’adulto (litigare, arrabbiarsi, gestire tra pari i conflitti).
- Il diritto dei genitori di essere rispettati nelle loro personali scelte (allattamento, vaccinazioni, alimentazione, credo religioso, etc.).
Scritto dalla Dott.ssa Annalisa Gaspari, pedagogista clinico.
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