Ci sarà sicuramente chi obietterà che lo studio del linguaggio non verbale, ovvero il linguaggio del corpo sia solo l’ennesimo tentativo di usare la scienza per dominare gli altri, capire pensieri e sentimenti segreti. A mio parere serve a comunicare meglio con altri e a conoscere meglio se stessi.
A cosa servono le emozioni?
Charles Darwin, il padre della Teoria dell’Evoluzione, sosteneva che le espressioni delle emozioni nell’uomo derivassero da analoghe espressioni negli animali. Così, il ringhio di un uomo e il ringhio di un lupo sono schemi di risposta biologicamente determinati, entrambi controllati da meccanismi cerebrali innati, allo stesso modo del tossire o dello starnutire. Per esempio, il ringhio mette in evidenza i denti e può essere valutato come il preludio del morso. Darwin argomentava che se le persone in ogni parte del mondo, non importa quanto isolate, esibiscono le stesse espressioni facciali delle emozioni, allora queste espressioni debbono necessariamente avere un’origine ereditaria, piuttosto che essere apprese.
Questa notazione di Darwin portò lo psicologo Paul Ekman, nonché scopritore delle micro-espressioni facciali, a confermare il repertorio innato del linguaggio non verbale. Oggi si parla tanto di comunicazione non verbale e alcuni forse i più, la screditano ritenendola pura chiaroveggenza; ma i dati di neuroimmagine e neurofisiologici ci dimostrano scientificamente che in conseguenza della visione di una espressione ad. es. di paura c’è un’attivazione esponenziale dell’amigdala che riceve ed elabora lo stimolo come “devo scappare”.
La comunicazione non verbale come sappiamo, esiste da molto prima che venisse ideata la scrittura e sembra proprio che, evoluzionisticamente parlando, questa sia servita alla sopravvivenza del “gruppo” dove, mostrando espressioni specifiche, il “gruppo” potesse percepire paura, rabbia, felicità, sorpresa e comportarsi di conseguenza, al fine ultimo di “salvarsi”.
Quanto è importante la comunicazione non verbale?
Oggi nel mondo occidentale della scrittura, il linguaggio non verbale continua a ricoprire quasi il 60-80 % della nostra comunicazione giornaliera, rafforzando quella puramente verbale. La comunicazione non è semplicemente parlare, ma presuppone necessariamente una relazione e quindi uno scambio. La comunicazione è un aspetto fondamentale della nostra vita, attraverso ad essa, trasmettiamo e riceviamo informazioni da altri esseri umani e, come abbiamo già detto, la maggior parte del linguaggio è non verbale, ovvero spontaneo e difficilmente controllabile, che esprime in modo prevalentemente inconscio quello che sentiamo, proviamo e alla fin dei conti pensiamo. Pertanto, il significato intrinseco della parola “comunicazione” sta ad indicare la condivisione di pensieri, emozioni e sentimenti con il fine, evoluzionisticamente parlando, di trasmettere il sapere affinché questo sia d’aiuto a sopravvivere in un mondo nel quale la collaborazione reciproca è fondamentale alla sopravvivenza.
Uno studio condotto nel 1972 da Albert Mehrabian ( “Non-verbal communication” ) ha mostrato che ciò che vienepercepito in un messaggio vocale può essere così suddiviso:
- Movimenti del corpo ( Soprattutto espressioni facciali ) 55%
- Aspetto vocale ( Volume, tono, ritmo ) 38%
- Aspetto verbale ( Parole ) 7%.
L’efficacia di un messaggio dipende quindi solamente in minima parte dal significato letterale di ciò che viene detto, e il modo in cui questo messaggio viene percepito è influenzato pesantemente dai fattori di comunicazione non verbale. Essa deve essere interpretata in un contesto, in un periodo storico, in una cultura e anche nella durata nel tempo in cui avviene. La comunicazione non verbale gioca un ruolo fondamentale quando effettuiamo un giudizio su terzi, perché il linguaggio corporeo può inviarci segnali specifici e dirci effettivamente qualcosa di concreto dell’altro.
In conclusione, una buona conoscenza del linguaggio del corpo e della comunicazione interpersonale mostrano che la comunicazione non verbale, trasmettendo idee e sentimenti che vanno oltre la comune denotazione della realtà, è importante per lo sviluppo sociale dei singoli, nei rapporti interindividuali, poiché incide profondamente sull’aspetto comportamentale.
Scritto da Marco De Fonte.
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