Secondo Pamela Rutledge, psicologa e direttrice del Media Psychology Research Center di Newport Beach in California, i social media e tutto ciò che li riguarda, hanno un impatto significativo sulla cultura moderna.
Cosa sono i selfie e quale scopo hanno?
I selfie sono autoscatti eseguiti con uno smartphone o un tablet e con il braccio disteso e ai quali si dà visibilità attraverso i social network. La parola è stata introdotta recentemente nell’agosto del 2013, come neologismo, come termine dell’anno dagli Oxford Dictionaries. Numerosi studi scientifici hanno cercato di indagare cosa c’è dietro ai selfie, quali sono le dinamiche psicosociali alla base.
Ricerca di sicurezze, in una società dove certezze non ce ne sono e desiderio di arrestare lo scorrere frenetico della vita.
“Un selfie non ha un significato diverso dall’arrivare ad un colloquio di lavoro col miglior aspetto possibile”, afferma la Rutledge. Le foto intendono presentare se stessi nella luce migliore, e con i social media, i giovani hanno il potere di farlo ogni volta che vogliono. “Vedo i selfies principalmente come una forma di comunicazione che è più immediata, più autentica,” dice. “Abbiamo a cuore quello che gli altri pensano di noi, e ci preoccupiamo per il monitoraggio che l’ambiente sociale esercita, per cui conta come ci si presenta. Il selfie è diventato un’ossessione moderna per gli adolescenti, che pubblicano fotografie di se stessi in qualsiasi situazione.”
Il ruolo della tecnologia durante l’adolescenza.
“Durante l’adolescenza la propria identità si forma attraverso la socializzazione, e in realtà, i social media possono aiutare molti adolescenti introversi ad instaurare relazioni che non possono avere altrimenti”, dice David Proost, uno psicologo a Dallas specializzato in psicologia infantile e adolescenziale. Dalle immagini agli stati, ogni persona costruisce la propria identità online.
Quando il selfie diviene pericoloso?
Il selfie diventa pericoloso quando rappresenta l’unico modo per ottenere una forma esterna di convalida che elimina la ricerca di forme di approvazione più mature, quando il senso di autostima di un adolescente si basa esclusivamente sull’approvazione dei pari.
“La ricerca afferma che le persone che pubblicano troppi selfies in realtà non fanno altro che alienarsi dai loro amici, così come accade per quelle persone che parlano troppo di sè stesse, senza ascoltare l’altro, ottenendo così l’effetto opposto di allontanarlo”, afferma Rutledge. “Quello che stiamo vedendo è la versione visiva di questo meccanismo”.
Il ruolo dei genitori
Il pericolo è che un commento negativo possa innescare vissuti depressivi. I genitori dovrebbero intercettare se sono intervenuti dei cambiamenti nel comportamento; infatti è tipico dei ragazzi isolarsi con i loro telefoni. I drastici cambiamenti di umore, potrebbero essere una spia di allarme.
“I disturbi mentali che si cominciano ad osservare ora sono il disordine dismorfico del corpo, il disturbo ossessivo compulsivo, depressione e ansia”, dice Proost.
Oltre a sapere quanto tempo i loro figli adolescenti trascorrono online, i genitori devono anche potenziarli ad indagare i loro punti di forza e sviluppare le proprie competenze”, per riuscire a formare una identità indipendente dai loro profili online. “ Poiché le capacità decisionali dei ragazzi si stanno ancora sviluppando, è indispensabile coltivare sempre il dialogo su quale sia il comportamento sano da adottare online.”
E’ tutta una questione di equilibrio: di finalità e d’uso; con moderazione, selfies e social media possono essere strumenti positivi per l’auto-espressione.
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IL MIO COMMENTO:
La selfie-mania costituisce il il trionfo conclamato dell’individualismo tipico della società di oggi! Per la serie: non ho bisogno dell’altro, neanche per farmi una foto!
Ciascuno di noi subisce l’influenza degli strumenti socioculturali cui siamo esposti e ciò assolve ad una sana funzione sociale di aggregazione e appartenenza.
Bene inteso che non sono i selfie a determinare il disturbo narcisistico o il disturbo ossessivo-compulsivo: piuttosto queste problematiche, già presenti nell’individuo e che hanno alla base ben altre cause, trovano in simili stereotipi culturali, un fertile terreno di espressione.
Tutti noi abbiamo esperienza di come il social network sia un luogo virtuale che possa soddisfare l’esibizionismo, il bisogno di avere conferme e raccogliere like su tutti i principali ed importanti aspetti della nostra vita. Il selfie allora si pone come strumento atto a soddisfare in modo “immediato e mediato” il bisogno narcisistico di ammirazione. E’ sempre bene rendersi conto di come sia importante ritrovare, come per ogni cosa, la giusta dimensione. Instillare nei nostri ragazzi come sia sempre da preferire un “incontro reale” con gli amici di sempre, un abbraccio, una stretta di mano, uno scambio di sguardi, per evitare di avallare l’autoreferenzialità tipica dei social media. Come dicevano i latini: “in medio stat virtus”.
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