In Italia l’obbligatorietà del libro di scuola online è una strada difficile da percorrere, intanto in terra di Israele è già una realtà. Un passo avanti per la scuola? Tutto ancora da vedersi. Ma facciamo un passo indietro.
La normativa è stata prevista nel 2008 con un decreto legge, ed ancora oggi rimane l’impressione che non vi siano ancora i presupposti per l’utilizzo dei testi scolastici online, sia perché sono ancora poche le famiglie che accedono a internet, sia per il costo della stampa casalinga.
Secondo un esperimento riportato da “Il Sole 24 Ore”, una stampa di un libro a colori di 300 pagine (utilizzando una stampante Epson) in vendita a 15 euro, ha un costo, tra inchiostro e fogli, di circa 40 euro. E’ vero che si potrebbe studiare un libro a video, ma i pedagogisti all’unanimità ne negano l’efficacia. Sicuramente internet potrebbe consentire una maggiore interattività e la possibilità di fare esercizi. Tuttavia, il 56% delle famiglie ancora non accede a internet e le scuole non possono garantire un accesso generalizzato alle rete, né un pc per ogni alunno (visti anche i bilanci a disposizione).
Il risultato è che, nelle nostre scuole, c’è stata una sperimentazione di libri scaricabili da internet programmata nel triennio dal 2008-2009.
Sta di fatto che il libro online doveva diventare obbligatorio nel 2011-2012. Ma nessuno ne parla. La notizia che in Israele , nel prossimo anno scolastico, sono aboliti i libri cartacei, sostituiti da quelli on line a me, docente di scuola primaria che sta godendo del riposo estivo cercando di cancellare tutte le problematiche di un anno scolastico vissuto tra lo sconforto e lo sconcerto, arriva attraverso un Tg mattutino, in modo quasi strisciante, insinuante, mentre sorseggio il mio caffè.
Ripiombo subito nello sconforto e nello sconcerto e mi si affolla nella testa una certa quantità di riflessioni; anche il nostro Ministero prevede la graduale introduzione dei libri online fino al 2011 o 2012,@ con la solita lentezza nell’attuazione e con la inevitabile necessità di interpretare quanto richiesto attraverso un linguaggio mai del tutto chiaro e cristallino. Per un attimo ripercorro i miei quasi trenta anni di insegnamento durante i quali abbiamo vissuto nella scuola elementare (oggi primaria), ogni tipo di riforma: maestro unico, insegnamento modulare, maestro prevalente, di nuovo maestro unico. Ciascuna riforma accompagnata da corsi di aggiornamento, che impegnavano i nostri pomeriggi e che pretendevano di volta in volta, di rendere la scuola italiana migliore, più funzionale, più interattiva.
E noi insegnanti instupiditi da tutto questo farfugliare, sempre meno convinti della bontà di quanto ci raccontavano, sempre più pedine di un potere politico che ha sempre visto la Pubblica Istruzione (MIUR), come la Cenerentola dei Ministeri. E poi via con i corsi TIC per la formazione informatica, TIC1, TIC2 TIC3 , dai quali abbiamo ricavato un certo esaurimento nervoso con relativo tic semipermanente. Tutto questo per avere a tutt’oggi sale informatiche inutilizzabili per mancanza di fondi. Non c’è carta, né inchiostro, né stampante funzionante, aggiornamenti antivirus neanche a parlarne. Siamo nel deserto, noi insegnanti e i nostri alunni; rimane la nostra professionalità e la loro fresca creatività con cui sanno meravigliarci e farci sorridere e sperare ancora.
Ed ecco che in Israele, territorio certo più difficile del nostro, i bambini andranno a scuola con il computer. Il fatto in sé non suscita in me invidia: la tecnologia è gran cosa, ma un libro è cosa più grande, è tuo, lo sfogli, lo tocchi, lo piastricci se vuoi, ma lo respiri, diventa parte di te, rappresenta il vissuto di un anno scolastico, è il valore aggiunto alla tua vita di studente. Invidio, piuttosto, la capacità di investire nella scuola, di guardare oltre, di capire che è con la scuola che si costruisce il domani. La scuola israeliana dagli anni 50 ad oggi ha fatto passi da gigante, con occhio attento alle varie realtà sociali e linguistiche presenti nel Paese cercando di migliorare le condizioni strutturali delle scuole ed investendo sulla formazione del corpo docente.
A noi, invece, persi nei meandri delle varie riforme, abbrutiti da tagli indiscriminati, inebetiti da Circolari Ministeriali dal dubbio contenuto, non resta che piangere, come direbbe qualcuno o ancora sperare, sperare che Cenerentola incontri il Principe e vivano felici insieme, ovviamente, per sempre!
Fonte: http://www.noprofitweb.it/beta/?p=1351
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