Il disturbo borderline in “Ragazze interrotte”

borderline“Ragazze interrotte” è un film diretto da James Mangold, interpretato da Winona Ryder, Angelina Jolie, Clea Duvall, Brittany Murphy, Elisabeth Moss.

Trama

Susanna Kaysen è una ragazza all’apparenza normale, con un cattivo rapporto con i genitori, piena di insicurezze e debolezze.

Una sera, dopo aver preso varie pastiglie per il mal di testa, partecipa ad una festa in cui abusa di vodka, finendo per sentirsi male. I genitori, decidono di portarla da un amico psichiatra, il quale la invia in un ospedale psichiatrico, il Claymore Hospital. Nell’ospedale incontra le sue future compagne: Lisa, Daisy, Polly, Georgina e Janet.

Susanna stringe un forte rapporto di amicizia con Lisa, la quale un giorno organizza insieme alle altre ragazze una fuga nell’ufficio di una psicologa, dove troveranno e leggeranno le proprie cartelle cliniche.

In un susseguirsi di fughe dall’istituto ed eventi inaspettati Susanna, a differenza di Lisa, deciderà di tornare al Claymore Hospital. Nel suo viaggio Susanna imparerà ad accettare il fatto di soffrire di disturbi psicologici, riuscirà a conoscere se stessa e ad affrontare serenamente la propria vita.

Motivi di interesse

Questo film offre spunti di riflessione interessanti in quanto vi si ravvedono diverse tipologie di disturbi psicologici: la sociopatia, la Sindrome di Pinocchio, il Disturbo Borderline di personalità , l’autolesionismo, nonché i Disturbi del comportamento alimentare (anoressia, bulimia, ecc.).
In questa sede, nello specifico, ho deciso di approfondire il Disturbo Borderline di personalità poiché è realmente poco conosciuto e poiché troppo spesso si usa il termine “borderline” in maniera inappropriata e per indicare manifestazioni che, in realtà, sono poco o per nulla tipiche di questo quadro personologico.

Il Disturbo Borderline di Personalità

Durante la visione del film si può scorgere come, nel susseguirsi delle scene, la protagonista di “Ragazze interrotte”, Susanna Kaysen, presenti tutta una serie di manifestazioni (sessualità promiscua, instabilità relazionale ed emotiva, vissuti di rabbia, ecc.) perfettamente inquadrabili nel Disturbo Borderline di Personalità (DBP), il quale, nello specifico, si presenta come un disturbo delle aree affettivo, cognitivo e comportamentale. Le caratteristiche essenziali di questo disturbo sono una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore e una marcata impulsività comparse nella prima età adulta e presenti in vari contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:

  1. sforzi disperati di evitare un reale o immaginario abbandono;
  2. un quadro di relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzate dall’alternanza tra gli estremi di iperidealizzazione e svalutazione;
  3. alterazione dell’identità: immagine di sé e percezione di sé marcatamente e persistentemente instabili;
  4. impulsività in almeno due aree che sono potenzialmente dannose per il soggetto (quali spendere oltre misura, sessualità promiscua, abuso di sostanze, guida spericolata, abbuffate etc.);
  5. ricorrenti minacce, gesti, comportamenti suicidari o comportamento automutilante;
  6. instabilità affettiva dovuta a una marcata reattività dell’umore (es. episodica intensa disforia o irritabilità e ansia, che di solito durano poche ore e, soltanto più raramente più di pochi giorni);
  7. sentimenti cronici di vuoto;
  8. rabbia immotivata ed intensa o difficoltà a controllare la rabbia (es. frequenti accessi di ira o rabbia costante, ricorrenti scontri fisici etc.);
  9. ideazione paranoide o gravi sintomi dissociativi transitori, legati allo stress.

Per meglio spiegare in cosa consista tale disturbo, nonché le sue dinamiche, propongo un breve estratto del film.

 

Trattamenti al Disturbo Borderline

Dalla letteratura scientifica emergono diversi approcci psicoterapeutici efficaci nel trattare il disturbo borderline di personalità. Possono essere adottate psicoterapie individuali, ad approccio cognitivo-comportamentali, terapie di gruppo interpersonale, e anche terapie familiari, al fine di offrire supporto e sostegno anche ai familiari di questi pazienti, ai quali spesso si propone anche un  percorso di psicoeducazione, in cui si punta a rendere consapevolei i membri della famiglia del paziente (oltre che il paziente stesso), circa la natura della patologia di  egli è sofferente e circa i mezzi per poterla fronteggiare.

È, infine, consigliabile un approccio integrato tra psicoterapia e trattamento farmacologico, quest’ultimo a base di stabilizzatori dell’umore ed ansiolitici.

 

Scritto dalla dott.ssa Elena Parise, psicologa

 

Per un approfondimento:

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