Genitori e figli: dove si trova il manuale d’uso? si saranno chiesti in molti. Quante volte nell’esperienza di genitori ci si chiede come si faccia ad educare bene i propri figli? Perché nessuno ha mai insegnato cosa significhi essere padre e madre e quante responsabilità, ansie e timori questo comporti?
Il punto della questione è che nessuno ha insegnato ai genitori a essere dei buoni genitori e tantomeno ha insegnato loro come fare per impostare in modo franco e costruttivo i rapporti con i figli. Ogni genitore è fondamentalmente un autodidatta, e applica, in buona parte, le regole e i modelli che ha a sua volta imparato dai propri genitori. Regole e modelli spesso superati e comunque, nella maggior parte dei casi, migliorabili.
A causa di questa impreparazione, capita che ci si disponga di fronte ai propri figli pensando di conoscere i loro bisogni ed interpretare i loro desideri, mentre in realtà lo si fa senza predisporsi prima ad un ascolto reale e profondo delle loro richieste. In questo modo si producono effetti negativi involontari che possono essere evitati con una maggiore consapevolezza del proprio ruolo.
Fare il genitore è un compito difficile, perché adulti e bambini sono diversi (per età, ruolo, esperienze, ecc.), e la crescita dei figli richiede un continuo cambiamento da parte dei genitori, alla ricerca di nuovi modi di rapportarsi con loro.
Nella società di oggi tutto questo appare più difficile a causa dei cambiamenti che sono avvenuti nella struttura familiare, che non permettono più di attingere completamente ai modelli del passato. I modelli che oggi presentano i mass-media, per di più, non corrispondono alla realtà, poiché propongono un modello ideale di genitore perfetto che dovrebbe essere sempre in grado di comprendere tutti i bisogni dei figli, che sa dare libertà, ma al tempo stesso vigila e dà limiti, che sa essere comprensivo e presente ma non invadente. Una buona educazione dei figli non corrisponde all’assunzione di comportamenti perfetti, la perfezione non è dell’essere umano ed accanirsi a raggiungerla impedisce di avere un atteggiamento di benevolenza e tolleranza verso le imperfezioni altrui, quelle dei figli soprattutto. Lo sforzo e la fatica di capire i propri figli sono sufficienti per essere genitori accettabili e questo è alla portata di tutti. Gli errori che si commettono, a volte dovuti proprio all’intensità del coinvolgimento, possono diventare un’occasione di confronto ed un nuovo punto di partenza nella relazione con i figli.
E’ difficile comprendersi soprattutto per la differenza di ruolo: i genitori si sentono responsabili dei figli e vorrebbero, spesso in buona fede, indirizzarli per il meglio nella vita, ma, talvolta, ciò si traduce in imposizione, in autoritarismo, producendo solo conflitti. I figli dal canto loro, man mano che crescono, desiderano e meritano più autonomia, ma talvolta esagerano e sono inconsapevoli dei rischi cui vanno incontro.
Il punto, oggi, è rispettare e conciliare in modo costruttivo e democratico le esigenze e le capacità di entrambe le parti: i genitori devono imparare a rispettare le crescenti esigenze di libertà dei figli fin dall’infanzia, senza aspettare, così, la ribellione adolescenziale, dando loro fiducia e insegnandogli a scegliere da soli con libertà (libertà di scegliere la propria strada e anche la libertà di sbagliare, almeno entro certi limiti). I figli dal canto loro devono rispettare il senso di responsabilità dei genitori, le loro ansie e preoccupazioni e anche apprezzarne la maggiore esperienza.
Tutto ciò non si ottiene con prescrizioni morali, con obblighi o indottrinamenti ma attraverso un dialogo franco e aperto che permetta ad entrambi di esprimere le proprie esigenze, emozioni e idee senza sentirsi giudicati.
Scritto dalla dott.ssa Elena Parise, psicologa
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