Separati ma pur sempre genitori: che rapporto con l’ex partner?

coppia-separazioneQuando ci si separa, uno dei principali e più delicati compiti da realizzare è trovare un nuovo equilibrio come coppia di genitori per continuare a svolgere il proprio ruolo nell’educazione e nella crescita dei figli nonostante lo scioglimento dell’unione coniugale.

Il legame tra marito e moglie può, infatti, finire, ma non la comune responsabilità genitoriale, che deve essere condivisa e mantenuta da parte di entrambi, madre e padre, per il benessere emotivo dei figli. Come spesso amo ripetere, “si rimane genitori per sempre”.

Come possiamo quindi riorganizzare la relazione con l’ex coniuge dopo la separazione?

Secondo Ahrons (1987), esistono cinque tipologie di rinegoziazione del ruolo genitoriale e coniugale. Analizziamo le diverse caratteristiche:

 

  • La diade dissolta

Dopo la separazione, tra gli ex partner non rimane nessuna forma di contatto: il genitore non convivente scompare quasi totalmente (spesso si rifà una nuova vita), in particolare si dimostra incapace di mantenere un rapporto con i figli, tanto da sottrarsi alla propria funzione genitoriale, mentre quello convivente tende a sminuire e colpevolizzare l’altro ai loro occhi.

È probabile che in questa situazione, i figli si schierino a favore del genitore “abbandonato” e attuino una serie di comportamenti per sopperire all’assenza. L’ex-coniuge, a sua volta, può decidere di formare una famiglia ricostituita, la quale sarà incentrata su dinamiche di sostituzione, cioè il nuovo partner ricoprirà il ruolo genitoriale mancante, ricostituendo la diade madre-padre.

 

  • Gli amici perfetti

Alla base di questo tipo di rapporto, vi è la parziale o totale mancanza di rielaborazione della separazione: la coppia non solo mantiene una serie di rituali familiari congiunti (ad esempio trascorrere le vacanze insieme), ma condivide anche momenti di passione e di complicità.

Gli ex partner tendono a conservare una condivisione della genitorialità eccessivamente idilliaca, quasi perdurasse il loro legame coniugale.

I figli, pur avendo ottime relazioni con entrambi i genitori e con le rispettive famiglie di origine, vivono una condizione di confusione e instabilità dovuta alla scarsa chiarezza della situazione e della definizione dei confini, che a lungo termine può destabilizzarli.

Quest’organizzazione mostra tutta la sua ambivalenza quando uno degli ex coniugi inizia una relazione stabile con un nuovo partner. Con l’avvento di un “terzo”, lo pseudo accordo amicale si disgrega lasciando spazio al conflitto e alle rivendicazioni per la costituzione di una nuova famiglia. I soggetti sono così posti di nuovo di fronte alla necessità di elaborare la perdita connessa alla separazione.

 

  • I colleghi arrabbiati

Gli ex partner continuano a mostrare risentimento e rabbia nei confronti dell’altro, anche per molti anni dopo la separazione, spesso in maniera “invisibile” senza confliggere, ma cercando di manipolare i figli a proprio vantaggio.

I genitori non collaborano tra di loro, ma competono, più o meno apertamente: ricercano, cioè, la loro alleanza per tagliare fuori l’altro, intrattengono una vera e propria gara per aggiudicarsi la “medaglia di miglior genitore” screditando e squalificando i comportamenti dell’ex partner.

I figli sono così sottoposti insistentemente a richieste di alleanza e a conflitti di lealtà, tali da farli vivere con disagio e senso di colpa i rapporti con loro.

Si tratta quindi di due genitorialità parallele, piuttosto che di una vera e propria collaborazione genitoriale.

 

  • I nemici furenti

Tra gli ex partner il conflitto è tale che non vi è alcuna forma di collaborazione, semmai ognuno di loro, accecato dal rancore e dal desiderio di vendetta, vede l’altro come un nemico da battere.

La gran parte delle loro energie è quindi assorbita da questa battaglia legale senza esclusione di colpi, nel tentativo di estromettere l’altro dalla propria vita, compresa quella dei figli.

E’ molto probabile che loro vengano impiegati come merce di scambio nella disputa, con grave rischio evolutivo per il loro sviluppo.

 

  • I colleghi collaboranti

Dal punto di vista psicologico, entrambi gli ex partner sono riusciti ad elaborare la perdita relativa alla separazione tanto da impostare una relazione tra loro collaborativa, nell’interesse dei figli, che possono così accedere ad entrambi i genitori, senza sentirsi presi in ostaggio da ricatti e sensi di colpa.

Nel rispetto della separazione e dei confini dei nuclei familiari presenti e futuri, si crea un’alleanza per garantire i relativi compiti di sviluppo, sia genitoriali sia filiali.

 

Queste tipologie di rinegoziazione mostrano come la transizione della coppia non sia un passaggio così immediato, ma al contrario richieda un lavoro sia personale sia congiunto, da realizzare soprattutto nell’interesse dei figli per “rimanere per sempre genitori”.

 

Per approfondire il tema;

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