Davvero la scelta di un partner è sempre casuale, magica e improvvisa? Che cosa ci attrae nell’altra persona e perché la relazione, dopo il primo incontro, continua oppure viene interrotta? E per quale motivo vengono scelte solo le cosiddette ‘persone sbagliate’ o solo un certo tipo di persona?
‘ … La stagione dell’amore, viene e va, all’improvviso senza accorgerti, la vivrai, ti sorprenderà, ne abbiamo avute di occasioni, perdendole, non rimpiangerle, non rimpiangerle, mai. Ancora un altro entusiasmo ti farà pulsare il cuore, nuove possibilità per conoscersi, e gli orizzonti perduti non si scordano mai… ‘.
Le magnifiche parole di Franco Battiato ci portano al momento in cui due persone incontrandosi, improvvisamente, e quasi magicamente, sviluppano quel forte sentimento che è l’innamoramento.
Cosa ci fa innamorare?
Le motivazioni che guidano la scelta di un partner sono composite, e cosa fa scattare l’innamoramento per una persona anziché un’altra, occorre indagarlo anche nel nostro passato.
Freud (1923) riteneva che “l’essere umano ha due oggetti d’amore. Se stesso e la persona che si prende cura di lui, e inoltre, dove i bisogni primari non siano stati soddisfatti e l’investimento libidico non abbia ricevuto una risposta adeguata nell’età infantile, si tenderebbe al momento della scelta del partner, a una restaurazione narcisistica”.
Ciò significa che i bisogni primari, (rintracciati, poi, da Maslow nel 1954, come quelli di sicurezza, amore, accettazione incondizionata, autostima, autonomia) se non sufficientemente soddisfatti dalle figure di riferimento infantili, restano attivi come delle necessità assolute e funzionano come organizzatori del comportamento umano, anche dopo l’infanzia e per tutto l’arco della vita, e si ripercuoterebbero nella scelta del partner e quindi nella relazione amorosa, vissuta, inconsciamente, come fonte di risanamento di un’antica ferita. Sempre che questi bisogni, fonte di malessere soggettivo e interpersonale, non vengano accolti e affrontati attraverso esperienze emozionalmente correttive come ad esempio una psicoterapia.
Le motivazioni inconsce nella scelta del partner, in questi casi, si riferirebbero a determinate fasi del periodo infantile in cui si è verificata una ‘rottura’ o una compromissione nello scambio relazionale con le figure di riferimento.
Non solo, ricerche cliniche dimostrano che in base al tipo di problema emerso e al tipo di fase di sviluppo compromesso nell’infanzia, si può rintracciare, molto genericamente, un quadro comportamentale, che viene adottato nelle relazioni sentimentali in fase adulta.
Si possono utilizzare i personaggi delle fiabe, o della letteratura per descrivere molto orientativamente il ruolo che un individuo, non del tutto maturo affettivamente, può mettere in atto nello scambio col partner, e quale tipo di partner può rispondere a quel tipo di segnale.
Se prendiamo, ad esempio, la fase di sviluppo che arriva fino ai tre anni di età, si riconoscono in essa come fondamentali i bisogni di attaccamento e di autonomia. La persona più importante e indispensabile per il bambino è la madre che se ne prende cura.
Se la madre (o la figura di riferimento) non è sufficientemente accudente, amabile ed in grado di cogliere le esigenze del bambino, se centrata principalmente sui propri bisogni da soddisfare, anziché quelli del bambino, quest’ultimo si troverà molto probabilmente a sviluppare delle particolari tipologie di comportamento come forme di riparazione ai bisogni che non sono stati accolti.
Tra questi comportamenti, possono sortire due atteggiamenti: l’attaccamento ansioso e il compulsivo bisogno di dimostrare la propria onnipotenza.
Nel caso dell’attaccamento ansioso, il bisogno che va ad essere assecondato è quello del non perdere l’altro, del quale si deve ottenere ad ogni costo l’affetto e la protezione.
Nell’età adulta queste persone tenderanno a porsi spesso nella condizione di “ pulcino bagnato”, anche dal punto di vista lavorativo, ovvero con il costante bisogno che qualcuno si prenda cura di loro. Questo è un atteggiamento che si riscontra con maggiore frequenza nelle donne che negli uomini, in quanto, a causa del condizionamento socio culturale, sono più spesso frustrate nei loro bisogni di autostima e di autonomia. La richiesta che emerge forte dal loro comportamento è quella di essere guidate, protette, amate in senso tenero, di avere qualcuno che provveda alle loro necessità sia psicologiche che materiali. Sono donne con un’immagine di sé molto svalutata e negativa e che fa credere loro di non essere in grado di badare a se stesse. I segnali che vengono mandati per la scelta del partner sono prevalentemente di remissività, seduttività e sottomissione, oppure di infelicità. Tali persone sono centrate sul bisogno di essere amate e a livello conscio non manifestano la propria aggressività. Nella coppia assumono il ruolo del “bambino” che ancora ha bisogno di una figura più forte per poter crescere.
Nel caso di chi esercita il compulsivo bisogno di dimostrare la propria onnipotenza è chi si identifica in un ruolo di potere, onde esorcizzare la propria fragilità negata da bambino. Queste persone cercheranno di ottenere nella relazione di coppia il ruolo di chi, in posizione di potere, agisce la relazione. Gli atteggiamenti che vi scaturiscono possono essere, o di compulsivo bisogno di prendersi cura, quindi con atteggiamento salvifico, si pongono in un ruolo genitoriale in grado di aiutare gli altri, in modo oblativo e a volte anche sacrificale.
Oppure ostenteranno un compulsivo bisogno di dimostrare il proprio potere e avranno un atteggiamento normativo, rigido, autoritario, come detentori di una verità superiore a giustificazione del loro comportamento. Una sorta di ruolo di padre – padrone (anche se può essere impersonato anche da figure femminili).
Quest’ultima tipologia di comportamento richiama partners tendenti ad essere remissivi, sottomessi.
Il caso delle persone con comportamenti di “genitore oblativo”, tenderanno a ricercare partners che dimostrano infelicità e richiesta di protezione.
Si creano coppie sulla base di richieste complementari: alla richiesta di protezione o di sanare la propria infelicità, risponde chi necessita di prendersi cura, e al contrario chi cerca una relazione in cui manifestare la propria autorevolezza e potere, cercherà solo persone che necessitano della protezione dell’altro fino al punto di dipendere, sottomettersi e rendersi del tutto disponibile.
Nella fase di età che precede l’adolescenza, fase definita “edipica” da Freud, è stato osservato che un eccesso di competitività da parte del genitore dello stesso sesso può provocare nel figlio/a un senso di sopravvalutazione verso la madre, concepita come “non imitabile”, oppure verso il padre come “troppo potente”, per cui si possono indurre due comportamenti di risposta.
Per le fanciulle, un comportamento da “Biancaneve”, che dorme chiusa in una bara di cristallo, dove la si può vedere nella sua bellezza e la sua grazia. Biancaneve, dorme ed attende passiva che qualcuno, un Principe azzurro, la svegli dall’incantesimo, si prenda cura di lei e la conduca verso una soglia adulta e quindi verso la sessualità.
Per i figli maschi, invece è più frequente che si sviluppi un atteggiamento da “Don Giovanni”: proiettato, non tanto alla seduzione di un partner, quanto a vincere il rivale del proprio sesso, l’identità sessuale riesce ad essere affermata soltanto dimostrando la capacità di sconfiggere, umiliare il rivale a cui si sottrae l’oggetto d’amore. Sceglie, per questo motivo, partner già legate, fidanzate o sposate, o persone corteggiatissime, per le quali occorre affrontare una dura battaglia.
Diversamente un genitore dall’atteggiamento seduttivo (in modo non agito, né incestuoso), può suscitare nel figlio del sesso opposto, comportamenti vicini ad un modello di “Casanova”. Quest’ultimo identificato nel seduttore, segue il proprio bisogno di impressionare gli altri e se stesso con la propria bravura amatoria, e quindi si prodigherà in numerose e consecutive conquiste.
Infine, Freud (1909) sostiene: “ la libido non giunge alla sua forma che si può definire normale se non si sono fuse due correnti, dal cui incontro soltanto risulta assicurato un comportamento amoroso del tutto normale, due correnti che possiamo distinguere tra loro come la corrente di tenerezza e quella sensuale.”
Ciò sta a significare che, un soggetto, al fine di poter essere in grado di stabilire una relazione adulta e sana, deve aver soddisfatto i bisogni infantili e deve essere anche in grado di sostenere il rischio e l’ambivalenza degli affetti che comporta una relazione. Deve aver raggiunto la capacità di “interiorizzare l’oggetto”, senza la quale non è possibile sopportare l’assenza del partner senza cadere preda dell’angoscia abbandonica.
Una scelta matura deve presupporre simmetricità, flessibilità di ruoli e una comunicazione autentica. La libido deve essere totalmente disinvestita dal genitore del sesso opposto e investita, riunendo la linea erotica con quella della tenerezza, su un oggetto d’amore altro e diverso (il partner), con il quale si ricostruisce un rapporto primario di totale benessere.
L’amore che cresce tra due persone, può essere sviscerato attraverso ricerche ed osservazioni scientifiche di ogni tipo, ma nessuno più di un poeta lo può descrivere meglio.
Amatevi l’un l’altra, ma non fatene una prigione d’amore:
piuttosto vi sia tra le rive delle vostre anime un moto di mare.
Riempitevi a vicenda le coppe, ma non bevete da una coppa sola.
Datevi cibo a vicenda, ma non mangiate dallo stesso pane.
Cantate e danzate insieme e siate giocondi, ma ognuno di voi sia solo,
Come sole sono le corde del liuto, sebbene vibrino di una musica uguale.
Datevi il cuore, ma l’uno non sia rifugio all’altro,
Poi che soltanto la mano della Vita può contenere i vostri cuori.
Ergetevi insieme, ma non troppo vicini:
Poi che il tempio ha colonne distanti,
E la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro.
(K.G. Gibran, Il profeta)
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