Training Autogeno: come rilassare mente e corpo

training-autogenoIn questi anni si sta sempre più diffondendo l’ambito della psicologia del benessere, ovvero un settore della psicologia incentrato sul benessere psicofisico dell’individuo, che mette cioè in primo piano la persona e le sue capacità e risorse personali positive come strumenti preziosi per gestire lo stress e affrontare al meglio la quotidianità, grazie al raggiungimento di un miglior equilibrio psicofisico.

Per realizzare questi obiettivi, la psicologia del benessere rende la persona parte attiva del cambiamento e del miglioramento del suo benessere, attraverso l’insegnamento di tecniche e strumenti che in prima persona può padroneggiare e utilizzare nella propria quotidianità. Uno strumento d’elezione per migliorare il proprio equilibrio psicofisico è il rilassamento, che si può apprendere attraverso diverse tecniche e che permette una distensione della mente e del corpo favorendo così il recupero delle proprie energie psicofisiche.

Una delle più note tecniche di rilassamento ormai conosciuta da tanti anni è il Training Autogeno.

Che cos’è il Training Autogeno?

Il Training Autogeno, definito “allenamento che si genera da sè”, è la più nota tecnica di rilassamento, ideata da J.H. Schultz, medico psichiatra berlinese, che dopo lunghi anni di studio e di osservazioni cliniche giunse alla teorizzazione e applicazione di questa tecnica.

Consiste in una serie di esercizi di rilassamento, appresi gradualmente, in un ciclo di vari incontri, con l’aiuto del conduttore professionista e che, una volta acquisiti con l’allenamento, possono essere svolti in autonomia dalla persona nella propria quotidianità.

La peculiarità del Training Autogeno è proprio il fatto che ogni modificazione psicofisica, registrabile nel corso dell’allenamento, si produce in modo spontaneo, senza la volontà del soggetto; la persona è quindi protagonista del proprio benessere, si prende cura di sè favorendo da sola parte del suo recupero psicofisico.

Shultz definì con i termini “ideoplasia” e “concentrazione psichica passiva” i due principi base del training autogeno che permettono il raggiungimento del benessere psicofisico.

L’ideoplasia è la capacità di un pensiero o di un’immagine, di produrre modificazioni somatiche, ovvero di produrre alterazioni nell’organismo percepite dalla persona come positive, che favoriscono il rilassamento e l’armonia.

La concentrazione psichica passiva è una concentrazione non mirata ad uno scopo, ma ad una contemplazione, cioè si lascia accadere ciò che accade, la persona si lascia andare ad ascoltare le sue sensazioni, ma in una sorta di attesa spontanea, senza intervenire con la propria volontà, infatti il Training Autogeno interviene proprio sul Sistema Nervoso Autonomo, cioè quello involontario.

Come si apprende il Training Autogeno?

L’apprendimento della tecnica consiste in un apprendimento graduale di una serie di esercizi, che portano pian piano alla modificazione di alcuni distretti corporei, ogni esercizio lavora cioè su una funzionalità corporea. Questi possono essere appresi in sedute individuali o di gruppo, con la guida del professionista e, tra una seduta e l’altra, la persona deve allenarsi quotidianamente e tenere un diario con le sensazioni fisiche ed emotive che ha riscontrato di volta in volta.

training-autogeno-2Gli esercizi del ciclo “inferiore” (o somatici) sono:

  1. Calma: è il presupposto di tutti gli esercizi, quello introduttivo e fondamentale per tutti gli altri, induce un atteggiamento di distensione, calma e rilassamento;
  2. Pesantezza: lavora sull’apparato muscolare;
  3. Calore: lavora sull’apparato circolatorio;
  4. Respiro: agisce sull’apparato respiratorio;
  5. Cuore: lavora sull’apparato cardiaco;
  6. Plesso solare: agisce sull’apparato digestivo e intestinale;
  7. Fronte fresca: agisce sul sistema cefalico.

I primi 3 esercizi del Training Autogeno sono definiti “base” cioè fondamentali da apprendere, gli altri sono detti “complementari” e si possono apprendere o no in base alle esigenze anche fisiche della persona. Questa serie è definita degli “esercizi inferiori”; vi è poi la possibilità di apprendere facoltativamente il ciclo di “esercizi superiori”, che approfondiscono vissuti emotivi e rappresentazioni mentali che fanno emergere ricordi, immagini, esperienze e stati d’animo più profonde della persona, che spesso si associano ad un malessere; in questo modo si lavora sul nesso tra questo disagio e l’immagine o ricordo o esperienza.

E’ importante sottolineare a tal proposito che, alcuni esercizi possono comportare alcune controindicazioni per la persona, sia fisiche che psicologiche ed è per questo importante apprendere il Training Autogeno sempre con un professionista qualificato, che indaghi dapprima sulla motivazione e necessità della persona di voler imparare la tecnica ed attraverso una accurata anamnesi venga a conoscenza di eventuali problemi fisici o psicologici che possano comportare controindicazioni mediche e difficoltà per l’apprendimento della tecnica, in questi casi il professionista saprà affinare ed adattare la tecnica alla persona oppure proporre una tecnica di rilassamento alternativa più consona alla persona.

Per cosa è utile il Training Autogeno?

La tecnica è particolarmente indicata per :

  • promuovere un equilibrio e un recupero di energie psico-fisiche;
  • gestire lo stress;
  • migliorare le proprie prestazioni (es. sportive, lavorative,scolastiche);
  • migliorare concentrazione e memoria;
  • gestire emozioni;
  • migliorare il proprio autocontrollo;
  • favorire il proprio benessere attraverso una maggiore osservazione di noi stessi;
  • migliorare l’autostima.

Oltre a questo,è molto utile anche per alcune patologie psicosomatiche tra le quali:

  • disturbi digestivi;
  • emicranie e cefalee;
  • ipertensione;
  • insonnia;
  • tachicardia;
  • sindromi dolorose;
  • disturbi circolatori;
  • tic, balbuzie;

Il Training Autogeno è utilissimo anche per problemi psicologici, se associato comunque ad un percorso psicologico o di psicoterapia.

Ambiti di applicazione del Training Autogeno

Vista la grande diffusione del Training Autogeno e il riconoscimento anche scientifico dei suoi benefici, oggi viene utilizzata in svariati ambiti applicativi:

  • Ambito scolastico: per gestire l’ansia degli studenti per esami e interrogazioni oppure, proposto sotto forma di gioco, per bambini un po’ problematici e iperattivi, per favorire concentrazione e memoria;
  • Ambito lavorativo: sia per i manager che per i lavoratori dipendenti, per aiutare a gestire l’ansia, gestire i rapporti fra collaboratori, favorire una comunicazione assertiva e per affrontare meglio i colloqui di lavoro;
  • Ambito sportivo: per gestire l’ansia da prestazione, migliorare le prestazioni, rinforzare la motivazione, recuperare le energie psicofisiche e per favorire un migliore autocontrollo e determinazione verso gli obiettivi;
  • Ambito clinico: come accennato precedentemente, il training autogeno si applica molto come supporto ad un percorso psicologico e/o psicoterapico per alcune problematiche quali ansia, disturbi del sonno, disturbi sessuali, fobie, disturbi alimentari, dipendenza da sostanze;
  • Psicoprofilassi al parto: nei corsi pre-parto, come prezioso aiuto per le gestanti per imparare ad ascoltare il proprio corpo e le proprie emozioni, per imparare a rilassarsi e per favorire la gestione del dolore nel travaglio e parto.

Personalmente posso esprimere un parere molto positivo sull’utilizzo del Training Autogeno, non solo perché l’ho appreso personalmente su me stessa per poi insegnarlo agli altri e posso confermarne i benefici, che comunque sono molto soggettivi e richiedono costanza e motivazione, presupposti essenziali per poterlo apprendere, ma soprattutto perché a livello professionale, nella mia esperienza di psicologa, mi è davvero di supporto per far emergere disagi e problematiche della persona, partendo proprio dagli esercizi. Lo trovo così un ottimo ausilio al lavoro psicologico con le persone.

A parte questa mia considerazione, penso davvero che sia utile apprendere il Training Autogeno, o comunque anche altre tecniche, per imparare ad ascoltare di più noi stessi, le nostre emozioni e per diventare noi stessi fautori del nostro benessere psicofisico.

 

Per un approfondimento:

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