“È uno strumento per garantire la salute fisica e psicologica della popolazione, ridurre le gravidanze precoci e contrastare la diffusione delle malattie. L’educazione sessuale “è obbligatoria in tutti i paesi dell’Unione – si legge in Policies for Sexuality Education in the European Union, report pubblicato nel 2013 dalla Direzione generale per le politiche interne del Parlamento Ue – tranne che in Italia, Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia, Romania e Regno Unito”. Le best practices vengono attuate in Benelux, paesi scandinavi, Francia e Germania. E l’Italia? La Chiesa fa muro e la classe politica si adegua: decenni di proposte per introdurne l’insegnamento tra i banchi e neanche una legge in materia. Nelle scuole i corsi sono lasciati all’iniziativa dei docenti e organizzati dai consultori: “I ragazzi vogliono sapere e discutere, ma gli istituti hanno sempre meno fondi e il numero dei corsi diminuisce di anno in anno”, spiegano le associazioni. Intanto i primi esperimenti di “sex ed” in classe vengono avviati persino in Pakistan.”
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La mia opinione
E’ a mio parere incredibile che in Italia, nonostante se ne parli ormai da decenni, la situazione riguardo l’educazione sessuale sia ancora ai livelli iniziali: tra chi parla di “corruzione dei minori” e chi fa orecchie da mercante, l’Italia continua ad essere in quest’ambito un vero e proprio paese del terzo mondo. Ora, addirittura dietro al Pakistan, rinomatamente chiuso rispetto alla libertà in tema di educazione sessuale e comunicazione su queste tematiche.
Eppure, siamo riusciti ad essere comunque perennemente ultimi, nascondendo sotto la nostra aura di perbenisti un malcostume che non fa altro che generare disinformazione, che porta a sua volta a comportamenti scorretti, fonte di gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili.
Non mi è chiaro perchè al mio Paese non stia a cuore la salute dei suoi cittadini, soprattutto dei giovani, e come riesca ad essere così fintamente aperto e invece così profondamente retrogrado.
Spero vivamente che le indicazioni che l’OMS e la comunità europea hanno più volte dato in materia possano essere recepite, scevre di ogni morbosità, e inserite in un piano di prevenzione a tutto tondo che coinvolga famiglie, scuola e ragazzi, favorendo un clima di corretta informazione e libertà di comunicazione su queste tematiche.
Aprire in tal senso un tavolo di lavoro, per definire con chiarezza il come, il quando e il cosa insegnare e soprattutto a quale età, prendendo spunto dalle indicazioni date proprio dall’OMS e facendo tesoro delle esperienze positive già attive da decenni in Europa, credo sia ad oggi un vero e proprio dovere per il nostro Paese.
Voi cosa ne pensate?
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