La notizia del ragazzo disabile picchiato a Genova ha suscitato molto scalpore.
Ciò che ha fatto riflettere, oltre all’episodio di bullismo in sè, oltre al dramma dei ragazzi disabili spesso vittime di queste violenze, e di quanto l’età degli aggressori diminuisca sempre più, è stata la controquerela del Presidente del Tribunale dei Minori da parte del papà di uno dei ragazzi, che ha “solamente” filmato la scena senza partecipare al pestaggio.
Per tutti i ragazzi, infatti, sia gli attori sia i testimoni- quattro tredicenni in tutto- è stata proposta una “rieducazione” tramite colloqui settimanali con assistenti sociali e psicologi.
La rieducazione è quasi sempre proposta come intervento con i ragazzi minorenni per una serie di motivi:
- consente di intervenire velocemente e precocemente;
- consente di non dar vita al fenomeno dell‘etichettamento, secondo cui se un soggetto viene etichettato in un determinato modo-come bullo in questo caso- tenderà a mantenere i comportamenti coerentemente con il “ruolo” che la società gli ha affidato;
- consente di intervenire sulle risorse dei ragazzi;
- non aumenta l’aggressività, poichè è un intervento che accoglie ma non punisce;
- consente di lavorare su tematiche alle quali i ragazzi, per via dell’età, non danno molta importanza: l’altruismo, il rispetto per l’altro, le conseguenze di determinati atti.
Da qui sorge il dubbio: ma qual è la posizione di chi assiste, anche senza intervenire direttamente, ad un episodio di bullismo?
La dinamica del bullismo è costituita da tre tipologie di partecipanti:
- i bulli, coloro che agiscono;
- le vittime, coloro che subiscono i soprusi da parte dei bulli;
- i testimoni, coloro che assistono senza necessariamente intervenire per fermare il sopruso.
Basti pensare che il 30-33% dei ragazzi che sono bulli a scuola diventeranno dei criminali da adulti.
Risulta quindi abbastanza immediato comprendere il perchè sia necessario intervenire tempestivamente sui bulli e sulle vittime.
I bulli
Per quanto riguarda i bulli è necessario capire da dove provenga questa aggressività, questa violenza, questo accanimento nei confronti di chi viene visto come debole e quindi come meritevole di dispetti o, nelle forme più gravi, di pestaggi. Un intervento coinvolgendo i familiari è fondamentale, se non doveroso.
Come è stato educato il ragazzo? Da dove e da chi ha appreso questa modalità aggressiva? Chi sta imitando? Oppure ancora, tenta di scaricare la propria frustrazione al di fuori delle mura domestiche?
Quesiti importanti sui quali è necessario far luce per recuperare il ragazzo deviante. La scuola e la famiglia, infatti, hanno il dovere di segnalare e intervenire.
E le vittime?
Discorso diverso va fatto per le vittime. Le conseguenze degli atti di bullismo possono essere devastanti. Pensiamo ad esempio alla balbuzie, ai disturbi del comportamento alimentare, all’insicurezza, alla paura, alla sensazione di sentirsi soli e incompresi, alla sfiducia in sè, all’ansia, al panico, che questi episodi possono causare.
Un accoglimento e un lavoro che miri a far luce sul fatto che essere vittime non è una colpa o qualcosa di cui vergognarsi sono fondamentali per far riacquistare al bambino/ragazzo la fiducia in sé.
E i testimoni, invece?
I motivi per i quali molti ragazzi assistono senza intervenire sono molteplici:
- temono ripercussioni da parte dei bulli;
- non condividono il loro comportamento poichè hanno un’altra educazione;
- non comprendono la gravità di quanto sta accadendo, considerando l’evento un dispetto di poco conto o una bravata-errore commesso anche dai genitori;
- non conoscono le conseguenze e le reazioni emotive di chi subisce;
- provano piacere nell’assistere all’atto, attraverso una velata aggressività, partecipando all’episodio in una maniera meno diretta-ad es. filmando, caricando i video su youtube e così via.
L’indifferenza da parte degli educatori, lo sminuire, il peccare di eccessivo buonismo da parte delle famiglie, sono gli errori più grandi che si possano commettere.
Il comprendere, accogliere, l’educare mettendo regole e limiti sono strategie fondamentali da utilizzare con tutti e tre i protagonisti (perchè lo sono tutti, anche se in modo diverso) degli episodi di bullismo.
E’ solo l’educazione a generare il cambiamento, non l’indifferenza.
Scritto da Valentina Costanzo.
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