L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha diffuso nelle scorse settimane un documento relativo alle linee guida per l’educazione sessuale nelle scuole, che ha scatenato non poche polemiche e deliberate mistificazioni.
Si è parlato di “istigazione dei bambini alla masturbazione fin dall’asilo” a “veri e propri corsi di autoerotismo“, fino ad arrivare “ai bambini visti come merce sessuale” e alle forti dichiarazioni dell’On. Binetti che l’ha definito “indistinguibile da un manuale di corruzione dei minori“.
Come ciò possa accadere mi è totalmente incomprensibile e mi chiedo se qualcuno sia in malafede o abbia spesse fette di salame sugli occhi. Al di là infatti delle evidenti manipolazioni della realtà al fine di criminalizzare questo nuovo documento, al suo interno vi si ritrovano indicazioni che prendono in esame le varie fasce di età in base alle quali vengono indicati gli argomenti da trattare da parte degli educatori e che affrontano la sessualità come integrata in un percorso di crescita, scevra da tabù e vista in una chiave olistica che mette il rispetto per la persona al centro del discorso.
Le linee guida dell’Oms peraltro non dimenticano il tema della formazione degli insegnanti e nemmeno la stretta collaborazione con i genitori e la comunità, che vanno coinvolti nell’educazione sessuale scolastica. Se è vero infatti che la scuola deve avere un ruolo nell’educazione dei bambini e dei giovani, è altresì vero che molto di quel che i bambini prima e i ragazzi poi imparano rispetto alla sessualità e alle relazioni (e non solo) viene appreso vivendo in prima persona ciò che vedono in famiglia, attraverso l’emulazione. Ecco che quindi il ruolo dei genitori, sia nel rispondere attivamente a curiosità e domande, sia nel porsi come rappresentanti nel quotidiano delle idee che a parole insegnano, diventa sempre più centrale.
L’obiettivo del documento è dunque quello di colmare le lacune nell’ambito dei programmi di educazione sessuale attualmente esistenti nei vari Stati europei (non nel nostro: l’Italia all’educazione sessuale integrata nei programmi scolastici non ci pensa nemmeno e ad oggi essa è relegata ai POF scelti discrezionalmente dalle singole scuole) fornendo un modello completo di come questa materia dovrebbe essere sviluppata al fine di promuovere la “salute sessuale”.
Cos’è dunque la “salute sessuale” per l’OMS?
E’ uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale relativo alla sessualità; non consiste nella semplice assenza di malattie, disfunzioni o infermità. La salute sessuale richiede un approccio positivo e rispettoso alla sessualità e alle relazioni sessuali come pure la possibilità di fare esperienze sessuali piacevoli e sicure, libere da coercizione, discriminazione e violenza. Per raggiungere e mantenere la salute sessuale, i diritti sessuali di ogni essere umano devono essere rispettati, protetti e soddisfatti.
Leggendo la definizione così come la si ritrova nel documento “incriminato” mi sembra che quanto scritto sia dettato dal buonsenso e mi viene da chiedermi quale sia il genitore che non vorrebbe per il proprio figlio quanto scritto qui sopra e che preferirebbe invece per lui la totale ignoranza (sia fisica/biologica che affettiva/sentimentale/relazionale), una sessualità intrisa di tabù e totalmente inconsapevole. Ma andiamo avanti e cerchiamo di capire meglio di cosa stiamo parlando.
Quali sono dunque le indicazioni date dalle linee guida sull’educazione sessuale dell’OMS?
L’OMS fa notare l’importanza di avere l’educazione sessuale come argomento curricolare obbligatorio, per evitare che venga trascurata, e che sia oggetto di valutazioni ed esami, un modo per sottolinearne ulteriormente l’importanza.
Ecco la classificazione proposta dall’OMS in base all’età:
- 0-4 anni: sin dai primi mesi di vita il bambino inizia a scoprire un mondo di sensazioni legate al proprio corpo e a 2-3 anni inizia l’esplorazione del corpo. Secondo gli esperti si può aiutare il piccolo ad esprimere i propri bisogni ma anche i propri limiti con dei giochi semplici, come quello del dottore.
- 4-6 anni: i bambini distinguono tra il maschio e la femmina e cominciano a sperimentare il senso del pudore e a mettere dei confini. Gli educatori hanno il compito di fornire spiegazioni attraverso un linguaggio semplice e adatto all’età sul sesso, la gravidanza e l’abuso.
- 6-9 anni: alle scuole elementari i bambini devono ricevere informazioni sulle mestruazioni, sull’eiaculazione, sulla violenza sessuale. E’ bene iniziare a questa età anche a fornire le prime indicazioni per far capire che il sesso può avere un’influenza positiva sulla salute e sul benessere, ma anche a far proprio il rispetto di sé imparando il concetto di sesso consensuale e paritario.
- 9-12 anni: è bene in questa fase iniziare a parlare di preservativo, ma anche mettere i bambini in condizioni di rifiutare esperienze sessuali indesiderate e di conoscere i propri diritti.
- 12-15 anni: i ragazzini devono essere in grado di saper riconoscere i sintomi di una gravidanza, l’impatto che la maternità e la paternità può avere sulla loro vita, l’importanza di usare i contraccettivi in modo corretto e appropriato. Inoltre secondo gli esperti è questa la fase in cui andrebbero incoraggiati a svelare la propria omosessualità.
- Dopo i 15 anni: l’educazione deve essere anche sentimentale, è il momento dei primi amori e spesso del primo rapporto sessuale. E’ bene mettere in grado i ragazzi di ricercare una relazione equilibrata e di gestire emozioni e delusioni. Inoltre è bene informare sulla possibilità di interrompere la gravidanza.
Perchè è importante l’educazione sessuale?
Gli standard per l’educazione sessuale, elaborati dall’Oms Europa e dal Centro Federale per l’Educazione alla Salute(BZgA) tedesco, prevedono che si debba iniziare ad affrontare l’argomento già all’asilo nido con l’obiettivo di assicurare ai bambini e ai ragazzi la possibilità di vivere la sessualità in modo responsabile ed appagante, ma anche per renderli consapevoli delle principali problematiche legate alle malattie sessualmente trasmesse, alla contraccezione, alla violenza.
Se è vero infatti che una maggiore consapevolezza su queste tematiche è utile a prevenire comportamenti sessuali pericolosi per la propria e altrui salute, è altrettanto vero che insegnare fin da subito ai bambini che cosa la sessualità rappresenti, non solo in termini fisici e biologici, ma anche in termini relazionali ed emozionali, può certo contribuire ad imparare a viverla in modo adulto e completo e nel pieno rispetto dell’altro, limitando violenza e abuso.
Il documento non invita dunque ad esporre i ragazzi a situazioni per loro incomprensibili, ma a dare un’interpretazione del sesso che vada al di là delle credenze religiose o socio-culturali e che permetta loro di crescere in modo completo e integrato. Solo se la sessualità viene spiegata fin da bambini infatti, gli adulti saranno liberi dai tabù che per millenni hanno condizionato la nostra vita. Se la sessualità viene impartita nel rispetto delle tappe evolutive, i ragazzi raggiungeranno l’adolescenza senza alcun bisogno di affidarsi alle informazioni, il più delle volte errate, dei coetanei, vivendo di fatto le loro esperienze liberi dai pericoli di poter contrarre una malattia sessuale o nel caso delle ragazze, di una gravidanza indesiderata (il fenomeno risulta maggiormente diffuso in Sicilia, Puglia, Campania, Sardegna e Calabria)
Come l’OMS raccomanda, è bene diffondere il più possibile l’informazione sulla sessualità anche ai genitori, così da essere loro stessi un veicolo di informazione per i loro figli, unitamente alla scuola ed ovviamente agli insegnati.
Queste linee guida propongono dunque un modello di educazione sessuale all’avanguardia, che vuole fornire ai bambini informazioni complete che permettano loro di sviluppare un approccio positivo alla sessualità, che gli permetta di diventare adulti completi e sereni. Questo non significa spingere i giovani ad avere rapporti sessuali precoci, ma informarli tempestivamente, “prima che le informazioni gli servano realmente”, ed educarli alle emozioni, alle relazioni, al vivere una sessualità completa e consapevole che vada al di là dell’espletamento di un istinto e al di là della genitalità, nel totale rispetto di sè e dell’altro.
Nulla a che vedere dunque con “manuali di corruzione dei minori“, come qualcuno vorrebbe farci credere.
Personalmente mi auguro che queste linee guida vengano accolte seriamente in Italia e che rappresentino il primo passo per l’introduzione di questo tipo di insegnamento tra le materie curricolari, svolto secondo le direttive descritte e non solo superficialmente e in chiave biologica, come spesso mi è capitato purtroppo di vedere nelle nostre scuole.
E voi, cosa ne pensate? Vorreste che l’educazione sessuale diventasse materia obbligatoria nella scuola italiana?
Per approfondire il tema:
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