L’indole introspettiva e riflessiva, l’interesse per il mondo psicologico proprio e altrui, e, forse, l’aver vissuto delle situazioni di sofferenza, possono condurre ad intraprendere il corso di studi volto a “diventare Psicologo”. Una professione, troppo spesso circondata da luoghi comuni e stereotipi : dal “siamo tutti un po’ psicologi ” al “ dallo psicologo va la gente matta”.
La necessità ed il desiderio di attribuire dei significati ai propri comportamenti e a quelli altrui, non è mai casuale, piuttosto emerge dal prendere atto di come la vita non sia sempre punteggiata da eventi positivi, quanto invece sia un flusso che ci espone continuamente a cambiamenti e ad ostacoli che è necessario affrontare e ai quali bisogna adattarsi.
Le difficoltà con cui ciascuno di noi si confronta, spesso spingono ad interrogarci sul perché scaturiscono certi malesseri piuttosto che altri, avvicinandoci ad una comprensione quasi istintiva, spontanea dell’altro.
Le cicatrici dell’anima, i segni che testimoniano le ferite avvenute, ferite che spesso non sono mai del tutto rimarginate, ci portano ad offrire all’altro la parte più autentica di noi: quella che ha percorso la sofferenza, quella che ha toccato il fondo, ma che ha saputo riemergere. Occorre guardare alle nostre ferite mai del tutto rimarginate con indulgenza, perché grazie ad esse offriamo alla persona in situazione di sofferenza, ciò che appartiene al nostro mondo interno. Gli echi del percorso terapeutico del terapeuta, orientano nella ristrutturazione di sé stessi.
Ovviamente, tutto ciò non basta per offrire un aiuto competente e professionale.
Per entrare in una relazione d’aiuto e realizzare una trasformazione nella persona che attraversa un disagio esistenziale occorrono anni di studio, sistematici. L’abilità dello psicologo risiede anche nella sua capacità empatica, nell’ascolto, nella sua esperienza, nella sua sensibilità, nel suo tatto.
Quando si richiede un aiuto di carattere psicologico, molto spesso si pensa di essere fragili, matti, si provano sentimenti di vergogna e di imbarazzo.
In realtà nel momento in cui ci si rivolge ad uno psicologo, contrariamente a ciò che si pensa, non è la parte più debole ad attivarsi, ma è la parte più forte, più sana di noi ad avere il sopravvento : ci si rende conto di trovarsi in una situazione di stallo, e nello stesso tempo si riconosce che è possibile avere e realizzare il diritto di poter stare bene, di poter accedere ad uno stato di salute psico-fisico. Non ci si accontenta di vivere un’esistenza grigia, a metà, amputata della componente sana. Significa che siamo consapevoli dei nostri limiti e che scegliamo di volerli trasformare in risorse. Significa che nella nostra anima risiedono la speranza e la fiducia che ci permettono di calarci in una dimensione prospettica, grazie alla quale possiamo guardare avanti.
Il rapporto psicologo – paziente è un rapporto fra due persone che non si sono mai conosciute prima, un rapportodove l’individuo, che vuole sciogliere i nodi delle sue sofferenze, viene accolto senza pregiudizi e visto con occhi nuovi. Si sceglie un guaritore esterno, neutrale e tecnico con il quale mettere in discussione le convinzioni che ci hanno accompagnato fino a quel momento.
In questo tempo – spazio di accoglimento, la persona può verbalizzare i propri vissuti, prenderne coscienza per la prima volta in quel momento. Questi vissuti vengono restituiti dal professionista dotati di un nuovo significato, trasformati: la persona porterà con sé delle nuove lenti attraverso le quali poter guardare gli eventi della sua vita giorno dopo giorno, con un bagaglio di nuove strategie.
E’ un cammino, faticoso, quello di realizzare se stessi, di diventare ciò che si è: il fatto di nascere biologicamente non implica parallelamente la nascita psicologica della persona. Questa può avvenire molti anni dopo la prima.
A volte, l’individuazione dell’essere umano deve avvenire in un humus fertile che il contesto terapeutico è in grado di offrire.
Lì, guidati da una persona che fa da presenza discreta, che punta di volta in volta, il riflettore nelle zone della nostra mente dove dimorano le nostre paure, i nostri fantasmi e tutto ciò di cui non siamo in grado di sostenere a lungo lo sguardo verso di esso perché doloroso, riusciamo a ridare dignità a tutto quel dolore che abita la nostra anima.
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