Erano gli ultimi giorni di febbraio quando al telefono con Chiara, una cara amica medico, riflettevo su un servizio appena passato al telegiornale. L’ennesimo servizio su episodi di bullismo, babygang e tutti gli argomenti annessi e connessi. E mentre lo sconforto e la rabbia coloravano la mia voce, ci confrontavamo nel nostro piccolo, nel tentativo di trovare soluzioni utili. “Potremmo fare dei corsi di prevenzione nelle scuole – diceva lei, con forte convinzione – potremmo educare e supportare, dare strumenti ai bambini e riuscire a limitare e comunque ridurre sensibilmente episodi simili. Basterebbe fare una prevenzione che valorizzasse le risorse dei bambini, anzichè terrorizzarli. Che li supportasse veramente, dandogli strumenti utili per far fronte a queste problematiche e cambiare efficacemente e da subito i loro stili di vita”. Certo. Idee bellissime di cui altre volte avevamo parlato, senza arrivare da nessuna parte. E non perchè non avessimo idee concrete. Ma non sono i corsi di prevenzione nella scuola, offerti da validi professionisti, che scarseggiano oggigiorno. A scarseggiare, aimè, sono i fondi che la scuola ha a disposizione per le attività extrascolastiche, per finanziare proprio questo genere di attività. E dunque? come fare?
Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa. (A. Einstein)
Mentre discutevo con lei, guardavo mio nipote Riccardo che farà due anni il prossimo 22 maggio, giocare spensierato sul mio letto, mentre il telegiornale continuava a parlare in sottofondo. E la rabbia è diventata tutto a un tratto paura. Chi lo aiuterà un giorno a far fronte a questi problemi? chi gli spiegherà come gestire una situazione di bullismo, se gli capiterà quando entrerà a scuola? chi lo aiuterà a comprendere chi è diverso da lui per credo religioso o per cultura? chi lo supporterà rispondendo alle sue domande e ai suoi dubbi? Non la scuola. Non con i mezzi che ha oggi a disposizione. E nemmeno i genitori stessi, spesso. Perchè il genitore non è quello a cui ci si rivolge, quando si è piccoli e si hanno problemi di questo tipo. Non se non si è preventivamente educati a farlo. E soprattutto, non se il genitore non ha avuto modo di acquisire gli strumenti per poter rispondere a queste domande e supportare dunque efficacemente il proprio figlio. Se il “lavoro” di
figli infatti è difficile, quello di genitore, così come quello di insegnante, al giorno d’oggi, lo è altrettanto e forse di più. E tutte queste figure, nessuna esclusa, vanno supportate adeguatamente, valorizzandone le risorse e dandogli strumenti utili ed efficaci per relazionarsi e supportarsi vicendevolmente.
E fu così che mi venne l’idea. Come si può dare tutto questo in modo efficace, appetibile, semplice ed economico? cos’è che tutti utilizzano appena possono, sia per divertimento che per motivi più seri, soprattutto se sono under 18? INTERNET! Questa poteva essere la soluzione. “Se il mio corso di prevenzione una scuola sola non può sostenerlo per il costo che ha, se lo metto su una piattaforma e-learning, posso erogarlo contemporaneamente non ad una, ma a migliaia di scuole via internet. Ma creare quel corso mi costa più o meno allo stesso modo. Però, erogandolo a migliaia di scuole, posso dividere il suo costo per tutte quelle scuole, chiedendo quindi ad ogni singola scuola un costo bassissimo che lei, pur avendo scarsi fondi, può certamente sostenere”. L’idea di base si era definita.
Sono passati due mesi e mezzo da quella serata al telefono con Chiara e, anche se sembra un tempo relativamente breve, il progetto in tutte le sue sfaccettature, si è modificato così tanto, da sbalordire spesso chi ne ha visto la nascita. Su consiglio di un amico
startupper, siamo entrate in
Kublai, con un sogno nel cassetto, un mare di entusiasmo e tanta voglia di realizzarlo. Non sapevamo cosa avremmo trovato. Da li è iniziata un’escalation positiva ininterrotta, che ha lanciato i-kiwi su di un treno in corsa, che ha preso sempre più velocità ad ogni confronto col mondo esterno. Gli spunti, le idee, i consigli e le dritte arrivavano da ogni parte. Dalla community di
Kublai, amici, colleghi, ognuno con un pacchetto di idee ed entusiasmo da regalarci. E così, giorno dopo giorno, con il supporto di sempre più persone, i-kiwi si affinava, trasformandosi da diamante grezzo a piccolo “gioiello” sociale, regalandoci quotidianamente sempre più entusiasmo e passione.
Non abbiamo ancora tagliato il traguardo, ma c’è in noi la sensazione sempre più forte che questo giorno sia imminente. E nel frattempo, non ci fermiamo, continuando a migliorare quotidianamente il nostro progetto, aggiungendo sempre qualcosa in più che lo renda più efficace e appetibile. Utilizzare per informare, proprio gli strumenti che normalmente vengono demonizzati come “perdita di tempo”, come internet, i videogames o i social network, fa sì che essi vengano riqualificati assumendo una nuova veste e ci permettono, nel contempo, di “passare davvero un messaggio” educando, parlando lo stesso linguaggio proprio di coloro che vogliamo educare. Per questo il progetto è realmente efficace. Davide e Luca, che con me costituiscono il team progettuale di i-kiwi, ne sono convinti quanto me. Il loro entusiasmo, si legge nelle nottate insonni a lavorare per migliorare l’idea, nel cuore e nell’impegno quotidianamente impiegati, nella visione di un mondo diverso che per noi tre è qualcosa di reale e già possibile. Noi ci crediamo davvero tanto e non siamo gli unici. Da quando è iniziata questa straordinaria avventura, ci siamo confrontati sempre più col mondo esterno, cercando di capire se l’idea poteva riscuotere interesse e apprezzamento ed abbiamo collezionato una serie infinita di innumerevoli inaspettati consensi. L’emozione che mi suscita il ripensare a quanti ci hanno ascoltato con un sorriso stupito e piacevolmente sorpreso, esporre la nostra idea, è davvero grande. E lo è perchè vuol dire, per me, che anche chi ci ha ascoltato è riuscito ad immaginarsi e visualizzarsi come possibile, quel mondo tanto prossimo che noi vogliamo al più presto realizzare.
Noi vogliamo un mondo dove insegnanti, genitori e studenti possano collaborare e cooperare tra loro, supportandosi, all’interno di un luogo protetto, certi di poter fare riferimento in ogni momento a tutor e consulenti esperti, in caso di bisogno. Noi vogliamo un mondo dove la prevenzione sia realmente un diritto e non una cosa per pochi. Noi vogliamo un mondo dove prevenzione voglia dire valorizzare le risorse degli individui, dandogli strumenti utili per far fronte alle problematiche e imparare così corretti stili di vita. Noi vogliamo un mondo dove ognuno possa “uccidere l’ignoranza attraverso l’informazione”.
E tu? Che mondo vuoi?
Laura
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1 commento
Sognare è lecito, crederci un dovere 😉
Rock on!