Il 25% di chi telefona per avere informazioni sulla contraccezione d’emergenza, comunemente nota come “pillola del giorno dopo”, è uomo, mentre il restante 75% è formato da donne. Il 38% delle donne che chiama ha un età compresa tra i 19 ed i 25 anni, e il 41% tra i 26 e i 35 anni. Il 48% lavora, il 43% studia. Il 94% è di nazionalità italiana, abita in prevalenza nel centro-sud d’Italia (87%) e si dichiara di religione cattolica (84%): è quanto emerge dal Primo rapporto triennale su “Sos pillola del giorno dopo” (2008/2010), il servizio di orientamento telefonico ideato dall’Associazione Vita di Donna Onlus sulla contraccezione d’emergenza coadiuvato da una rete di 100 medici e operatori volontari sul territorio nazionale (attivi nelle città di Roma, Torino, Milano, Brescia, Verbania, Udine, Firenze, Pisa, Perugia, Melfi, Matera, Bari, Lecce e Sassari) pronti a intervenire anche nel fine settimana e nei giorni festivi per prescrivere un contraccettivo d’emergenza. Con una disponibilità che arriva a coprire anche la notte “perché – spiega Gabriella Pacini, ostetrica e responsabile del servizio dell’Associazione – anche se siamo abituati a chiamarla ‘pillola del giorno dopo’, la contraccezione d’emergenza funziona meglio se assunta entro le prime 12 ore dal rapporto a rischio”. I dati, presentati a Roma nel Palazzo della Provincia, sono stati estrapolati dalle 7.936 telefonate ricevute dal servizio telefonico (di cui 5982 effettuate da donne e 1954 da uomini). Oltre la metà degli utenti, il 50,9%, ha affermato di aver contattato il servizio dell’Associazione a seguito del rifiuto della prescrizione del farmaco d’emergenza, mentre il 49,1% afferma di averlo fatto prima di rivolgersi ad altri servizi per acquisire informazioni.
La clausola di coscienza – Dal rapporto emerge che a rifiutare di effettuare la prescrizione sono nel 34% dei casi i medici del pronto soccorso, nel 30% i medici della guardia medica, nel 25% i consultori e nell’11% i medici di famiglia. Tra i motivi, mentre nel 15% dei casi è l’assenza o la non disponibilità del medico in quella fascia oraria (questo riguarda in particolar modo i consultori pubblici), per l’85% viene addotta la “clausola di coscienza”. “Di recente – spiega Vincenzo Spinelli, direttore sanitario dei consultori dell’Aied (Associazione Italiana per l’educazione demografica) – una paziente mi ha riferito che il suo medico si era rifiutato di prescrivere il contraccettivo trincerandosi dietro l’obiezione di coscienza. Per la prescrizione della contraccezione di emergenza l’obiezione di coscienza non ha fondamento perché non è un farmaco abortivo, ma contraccettivo. In realtà il medico può rifiutarsi di prescrivere la contraccezione di emergenza solo in base alla ‘clausola di coscienza’, ossia di un convincimento personale, prevista dall’articolo 22 del Codice deontologico, ma è comunque tenuto a fornire alla paziente tutte le informazioni necessarie e in modo esaustivo. In poche parole spetta al medico spiegare alla donna che quanto prima assume il farmaco tanto maggiore è la sua efficacia. Al tempo stesso è suo compito fornire tutte le indicazioni su dove sia possibile ottenere la prescrizione in tempi brevi”.
I metodi anticoncezionali – Tra i metodi anticoncezionali utilizzati dagli italiani quello più in voga sembra essere il coito interrotto (38,3%), a cui segue l’uso del profilattico (21,8%), i metodi naturali (16%), la pillola contraccettiva (2,4%). Nel 21,5% dei casi, invece, le coppie non prendono alcuna precauzione. Dal rapporto emerge, conclude Pacini, “che chi ricorre alla contraccezione di emergenza è già sensibile al tema della contraccezione come prevenzione per una gravidanza indesiderata, ma spesso fa affidamento su metodi incerti – coito interrotto o metodi naturali – oppure ha avuto un ‘incidente’ per un uso non corretto – il profilattico usato male o la pillola dimenticata”.
Il nuovo farmaco – “La contraccezione d’emergenza non è una ‘bomba’ come comunemente si crede – continua Spinelli -. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità è infatti un farmaco di classe 1, ovvero che può essere assunto senza restrizioni”. Attualmente ha efficacia se assunto entro le prime 72 ore dal rapporto non protetto, “ma se il processo di impianto nell’utero è già iniziato il farmaco non è efficace: è quindi un metodo contraccettivo e non abortivo”, sottolinea l’esperto. “Nel 2009 è stata approvata in Europa una nuova pillola per la contraccezione d’emergenza che ha efficacia fino a 5 dopo il rapporto a rischio, rispetto ai 3 dell’attuale farmaco – conclude Elisabetta Canitano, presidente di Vita di Donna Onlus -. Ma nonostante sia stata già adottata in diversi Paesi europei, in Italia non è ancora disponibile”.
Fonte: ilsole24ore
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