Se cerchiamo di immaginare quali ingredienti possano servire ad un atleta o ad una squadra per raggiungere i risultati che si sono preposti, sicuramente le prime cose che vengono in mente sono gli intensi allenamenti fisici e i profondi insegnamenti tattici forniti da uno staff competente (allenatore e preparatori atletici). Soltanto raramente viene da pensare alla psicologia come ad un supporto concreto all’interno dell’ambito sportivo. Esiste però una disciplina che si occupa di studiare le dinamiche psicologiche che intervengono nelle persone che praticano uno sport.
Ma come può, uno psicologo, fornire supporto a un campione?
Generalmente, essendo l’immagine dello psicologo legata a situazioni di cura, viene facile immaginare che anche all’interno dello sport lo psicologo serva a curare una situazione di blocco o di “malattia”. Invece, il lavoro dello psicologo dello sport, in atleti o squadre che praticano attività agonistiche, consiste essenzialmente nel fornire un allenamento alle abilità mentali (mental training) abbinato all’allenamento fisico e tecnico-tattico.
Lo psicologo dello sport è, quindi, una figura abbastanza nuova all’interno dell’ambiente sportivo, soprattutto in quello italiano, che cerca di coniugare diverse discipline come la psicologia cognitiva, la psicologia sociale o la neuropsicologia portando, al servizio di atleti e squadre, strumenti innovativi che permettano loro di migliorare la performance. Anche se, ovviamente, ogni professionista del settore ha un modo di operare differente (dovuto alle differenti formazioni ed esperienze professionali), lo psicologo, contattato da una società o da un atleta, dopo aver ascoltato le richieste del committente, cerca di formulare un progetto d’intervento personalizzato in base agli obiettivi preposti.
Gli strumenti che lo psicologo fornisce agli atleti sono vari e differenziati e servono a cercare di superare alcuneproblematiche sia relazionali (come quelle che possono nascere, all’interno di una squadra, tra i compagni) sia personali-sportive (ansia pre-gara, pensieri negativi, scarsa capacità di focalizzare l’attenzione), arrivando anche a influenzare in positivo la gestione generale dello stile di vita.
La mente, infatti, non funziona a compartimenti stagni ma a 360°, per cui, lavorando su una specifica area psicologica, i benefici si riscontreranno anche in altre aree. Per esempio, in una ricerca che ho effettuato con una mia collega su squadre di calcio giovanile, abbiamo riscontrato che a una crescita della coesione all’interno di un gruppo-squadra, corrisponde anche un aumento della motivazione nel singolo atleta a portare a termine un compito o a raggiungere un obiettivo, sia nel singolo che nella squadra
È fondamentale che si stabilisca una buona intesa e che ci sia collaborazione tra lo psicologo e tutto lo staff che segue un atleta o una squadra. Infatti, per un rapporto funzionale, ognuno deve sentire che il proprio ruolo rimane intatto e non viene scavalcato. Mi riferisco in particolare al rapporto con l’allenatore: lo psicologo dovrà evitare di “scavalcare” l’allenatore e si impegnerà per fornirgli gli strumenti necessari al fine di sfruttare al massimo la propria competenza all’interno della squadra. Lo scopo di un percorso di mental training è quello di educare gli atleti ad acquisire una serie di abilità mentali che potranno successivamente allenare per migliorare la propria performance “sul campo”.
Lo psicologo dello sport, però, non lavora solo ed esclusivamente sull’agonismo e sulle performance degli atleti. In realtà, ci sono altri ambiti in cui possono essere applicate le competenze dello psicologo dello sport. Per esempio, nell’ambito della promozione alla salute cercando di fare in modo che le persone siano sempre più consapevoli di quanto un’attività fisica regolare, associata a uno stile di vita sano, porti grandissimi benefici alla salute. Sono svariati gli studi che dimostrano quanto i giovamenti di un’attività sportiva non riguardino solo il nostro corpo (diminuzione del rischio di malattie cardio-vascolari), ma anche la nostra mente. Infatti, un’attività fisica costante (non deve per forza essere intensa, ma è fondamentale che sia effettuata in maniera regolare) porta benefici quali il miglioramento dell’umore e un calo della depressione e dell’ansia.
È molto importante lavorare sulle motivazioni delle persone; infatti, sebbene siamo tutti consapevoli che, a livello generale, fare sport “faccia bene”, per molti di noi, questa non è una motivazione sufficiente per cominciare a fare qualcosa di concreto per la salute.
Anche se è molto importante praticare uno sport a qualsiasi età, le fasce di età nelle quali lo psicologo dello sport può fare tantissimo a livello di sensibilizzazione, supporto e maturazione della consapevolezza sono i ragazzi in età scolare e gli anziani. I primi sono in una fase di crescita fisica e psicologica nella quale è fondamentale avere un supporto concreto per la loro formazione e, tramite lo sport, acquisire importanti abilità cognitive (Life Skills) utili anche per la vita al di fuori dello sport. Per quanto riguarda gli anziani, è inutile sottolineare quanto sia fondamentale per loro la pratica di una sana attività fisica, anche se spesso, per varie ragioni (idee errate sull’inutilità di fare sport oltre una “certa età”, paura di non farcela o di andare in- contro a rischi, scarsa conoscenza delle possibilità sportive a disposizione …), ciò non accade. Il compito dello psicologo dello sport sarà, in questi casi, quello di raggiungere (attraverso le scuole, gli ambulatori medici, le farmacie, i centri per anziani, …) queste persone e cercare di avvicinarle al mondo dello sport, ognuna in base alle proprie predisposizioni, per trarne indiscutibili vantaggi per la salute.
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