Sport di squadra e individuali: così differenti?

Sport di squadra e individualiUna delle distinzioni che spesso viene fatta all’interno dello sport (agonistico e non) è quella che discerne gli sport di squadra da quelli individuali.

A un primo momento può sembrare che questa distinzione sia netta e che chi sceglie o l’una o l’altra tipologia di attività sportiva si troverà in maniera definitiva a dover spartire allenamenti, partite, vittorie, sconfitte, gioie e delusioni con altri compagni in un caso, o a trovarsi a gareggiare da solo nell’altro caso. In realtà questa divisione non è così netta come appare, infatti, ci sono molti elementi che indicano che anche gli sport considerati “individuali”, di individuale abbiano in realtà ben poco.

Allenamenti in gruppo

Il primo elemento che ci permette di ritrovare dinamiche di gruppo anche negli sport dove in genere l’atleta si trova a gareggiare da solo, è l’allenamento.

A parte alcuni casi che si possono ritrovare nell’eccellenza, gli atleti di sport individuali (che continuerò a chiamare così per comoda distinzione) si trovano ad allenarsi con altre persone, soprattutto durante il periodo giovanile quando è difficile immaginare che un ragazzo si alleni completamente in solitudine.

Viene quindi facile pensare che, allenandosi con altri compagni, l’atleta subisca comunque l’influenza del gruppo e che si vengano a creare dinamiche simili a quelle che si possono trovare all’interno di una squadra.

Staff, società e sponsor

Anche nei pochi casi in cui, come ho accennato prima, un atleta abbia la possibilità di allenarsi individualmente, dovrà pur sempre avere a che fare con altri professionisti che lo supportano durante gli allenamenti o le gare.

Attorno all’atleta, infatti, ruotano alcune figure professionali che si occupano della sua preparazione.

Primo fra tutti è l’allenatore, figura molto importante che forma lo sportivo e cerca di fornirgli la preparazione tecnico-tattica, ma spesso anche mentale e fisica, migliore.

Anche se la figura dell’allenatore è quella più importante, all’interno dello staff ci sono altre persone altrettanto fondamentali: i preparatori atletici, i medici, lo psicologo sportivo, ecc…

E’ quindi logico immaginare che il rapporto che si viene a creare tra atleta e staff abbia tutte le caratteristiche di un teamche comunque può fare bene solo se le dinamiche relazionali, di leadership e di comunicazione sono adeguate.

Oltre al team di persone che lavorano insieme all’atleta, solitamente ci sono altre figure che influiscono non poco nelle dinamiche dello sportivo; infatti la società sportiva, o, in caso di alto livello, gli sponsor, sono comunque fondamentali per la riuscita di un progetto sportivo e devono quindi essere presi in considerazione all’interno dell’universo dell’atleta.

Tipi di relazione durante la gara

Sport di squadra e individuali-calcio

Per poter comunque mantenere una distinzione, si può cercare di suddividere gli sport in base al tipo di relazione che gli atleti hanno durante la gara con gli altri compagni.

Si possono quindi definire tre tipologie di sport:

  • Sport interattivi: sono quegli sport in cui, durante la gara, vi è un alto livello di interazione tra i giocatori di una stessa squadra. Si pensi per esempio al calcio, alla pallavolo o al basket dove, per far si che un giocatore possa fare un punto (goal, canestro, ecc..), è fondamentale che tutti i membri della squadra interagiscano in modo tale da mettere questo giocatore nella condizione ideale per portarlo a compiere l’azione decisiva.
  • Sport co-attivi: gli sport considerati co-attivi sono quegli sport dove c’è poca o nessuna interazione tra gli atleti della stessa squadra.

Si può pensare per esempio alle gare di staffetta dove l’interazione tra gli atleti avviene solo nel momento di passaggio del testimone, mentre la maggior parte della gare vede un atleta correre “da solo”.

Ci sono anche alcuni sport dove, pur gareggiando in squadra, non avviene nessuna interazione tra gli atleti dello stesso team: si pensi per esempio ad alcune discipline della ginnastica dove, soprattutto durante le Olimpiadi, il punteggio di una squadra è deciso dalla somma dei punteggi dei singoli atleti.

  • Sport singoli: sono considerati “singoli” quegli sport in cui, durante la gara, l’atleta non gareggia all’interno di una squadra, ma per conto suo. Esempi di questo tipo di relazioni (o non-relazioni) possono essere trovate in vari sport come il tennis, il nuoto, lo sci, ecc.  anche se, molto spesso, alcuni di questi sport possono trasformarsi in co-attivi nel caso si gareggi, per esempio, in competizioni all’interno di squadra nazionale, o anche interattivi quando, nel caso del tennis doppio per esempio, si aggiunga uno o più membri a gareggiare insieme all’interno della stessa competizione.

Cosa cambia a livello mentale tra sport di squadra e individuale?

Concentrandosi sulla divisione netta tra sport di squadra e individuali, sono stati fatti, in passato, molti studi dove si è cercato di spiegare quali fossero le caratteristiche che spingono una persona a fare una tipologia di sport rispetto all’altra. Sono state date diverse spiegazioni: dal livello di egocentrismo degli atleti, a spiegazioni più cognitive come per esempio una maggiore impulsività, una maggior tendenza a prendere decisioni non giustificate, e una maggiore rigidità di pensiero da parte di atleti di sport individuali.

Quello che però è importante capire è, a parer mio, quale possa essere il tipo di lavoro che uno psicologo può offrire a un atleta in base al contesto in cui ha a che fare e, soprattutto in base alla richiesta.

Infatti, secondo me, più che cercare di spiegare le differenze che ci possono essere a livello di caratteristiche di personalità o cognitive, è utile cercare di capire quanto può essere differente un lavoro svolto con un singolo atleta o con un’intera squadra. Fondamentale è quindi che lo psicologo riesca a capire il livello a cui deve rivolgersi, indipendentemente se il lavoro è svolto su di un atleta di uno sport singolo o di gruppo.

Può essere, per esempio, che un giocatore di pallacanestro abbia problemi a gestire l’ansia durante la gara o, viceversa, che un pugile abbia problemi di comunicazione con il proprio allenatore; in entrambi i casi la problematica che si presenta richiederebbe un lavoro (individuale sul primo e relazionale sul secondo) contrario a quella che potrebbe essere la categoria (di squadra vs. individuale) del proprio sport.

Per questo motivo la distinzione che viene fatta in base al numero di atleti della stessa squadra può da un lato essere interessante a livello teorico ma, allo stesso tempo non deve diventare una categorizzazione limitante quando si tratta di dover supportare l’atleta nella preparazione mentale.

Per un approfondimento:

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