Autoerotismo femminile, ne conosciamo i vantaggi?
L’autoerotismo femminile, spesso considerato un tabù, un motivo di vergogna o una pratica confinata allo sviluppo puberale del maschio. Scopriamo, invece, il suo ruolo nel percorso di sviluppo sessuale nella donna. “…Per oggi sto con me, mi basto.. nessuno mi vede.. e allora accarezzo la mia solitudine.. ed ognuno al suo corpo sa cosa chiedere.. chiedere.. chiedere… fammi sognare.. lei si morde la bocca e si sente l’america…”. Le piccanti parole della canzone “America”, della bravissima Gianna Nannini, toccano un tema così poco discusso e spesso, anche molto combattuto della sessualità, ovvero, quello dell’autoerotismo femminile o più semplicemente definito: masturbazione.
Ogni donna, dalla nascita all’età adulta, attraversa un percorso a tappe naturale e spontaneo che la conduce alla maturità sessuale.
Cosa è la maturazione sessuale?
Per maturazione sessuale s’intende la conoscenza e la capacità di vivere la sessualità come esperienza di armonia con il proprio corpo, la capacità di sperimentare e dare piacere, e con esso di condividere emozioni e sentimenti. Ciò che ogni donna arriva ad esprimere nell’intimità col proprio partner, è il risultato di un percorso che ha inizio con l’erotizzazione del corpo già in periodo fetale, e che si evolve attraverso le esperienze successive dell’infanzia, della preadolescenza, della pubertà, fino a completarsi con l’età adulta.
La prima tappa del processo è nell’infanzia e si chiama: “erotizzazione del corpo”
Sin dai primi istanti di vita la mamma manipola amorevolmente il bambino nel cambiarlo, lavarlo, nutrirlo ed abbracciarlo, e ciò consente al bambino di sperimentare, il proprio corpo come fonte di piacere e benessere. Diversamente, se il contesto culturale e familiare concepisce gli organi genitali e la sessualità in generale, come elementi associati al peccato, alla colpa, il bambino faticherà a sviluppare percezioni fisiche che non siano connotate da elementi di disturbo, ambivalenti o repressivi. Un corpo che viene connotato da esperienze di benessere e piacere (“erotizzato”) sin dai primi momenti di vita, invece, è un corpo che riceve un imprinting positivo, che ha, quindi, la capacità di sensibilizzarsi all’essere toccato e coinvolto nei futuri contatti dell’intimità sessuale. Nel periodo della preadolescenza emergono i primi risultati del rapporto che l’individuo ha instaurato col proprio corpo. È in questo periodo che, il corpo sviluppa le prime espressioni di eccitazione corporea attraverso il gioco e lo sport. Questo tipo di eccitazione corporea non è di natura sessuale, ma ne è premessa per quello che sarà il coinvolgimento nella futura intimità.
Una tappa importante, la pubertà
Con la pubertà avvengono importantissime modificazioni psicofiosologiche: gli ormoni mettono per la prima volta in gioco le esperienze di desiderio ed eccitazione sessuale e, attraverso la pratica dell’autoerotismo inizia a consolidarsi, la fondamentale associazione tra piacere fisico, le fantasie e i desideri di tipo erotico. Infatti, l’autoerotismo (masturbazione), rappresenta la prima opportunità d’incontro tra gli stimoli della mente (l’immaginario erotico) e i genitali, e da questo nasce l’esperienza delpiacere sessuale. L’autoerotismo è una tappa importante nella progressiva scoperta e appropriazione del proprio corpo, nonché, un momento significativo per la creazione di una propria intimità, di uno spazio interiore del tutto privato, che sarà poi terreno per la costruzione del rapporto reale con l’altro sesso e quindi della condivisone del piacere col partner. “Un’adeguata stimolazione autoerotica nelle zone sensibili della vulva, porta facilmente alla scarica orgasmica, esperienza che molte donne acquisiscono già in età adolescenziale”. Jole Baldaro Verde, 2010.
Per molti contesti la pratica della masturbazione è considerata ancora una patologia dello sviluppo
Era il 1758 quando fu pubblicato uno dei più purtroppo noti saggi sul tema, “Onanisme, l’onanismo, ovvero dissertazioni sopra le malattie cagionate dalle polluzioni volontarie”, del medico svizzero Samuel-Auguste Tissot. Il suo saggio fu alla base di molte superstizioni pseudoscientifiche, che hanno collegato la masturbazione alla cecità e all’incurvamento della colonna vertebrale. Le sue tesi sono state poi riprese per tutto il secolo successivo da numerosi scienziati che attribuirono alla masturbazione (onanismo) ulteriori malattie come: febbri, pustole, epilessia e persino la tubercolosi spinale. Solo con la nascita della Sessuologia, agli inizi del Novecento, che, questo atteggiamento negativo è stato abbandonato. Infatti, nel 1897, grazie gli studi di H. Havelock Ellis, la masturbazione fu riconosciuta come una “normale tappa dello sviluppo sessuale” e, successivamente, fu propagandata grazie al famoso sessuologoAlfred Kinsey, negli anni quaranta e cinquanta nel suo altrettanto famoso “Rapporto Kinsey” (1948, 1953).
Solo per i maschi?
Se non considerata come una patologia dello sviluppo è spesso considerata una tappa di sviluppo solo per i maschi, portando molte giovani donne a vivere l’attività autoerotica solo con forte conflittualità e senso di colpa. Per molte giovani ragazze, la seduttività del corpo femminile è vissuta come qualcosa di negativo, impuro, sporco o peccaminoso, per cui segnali di piacere vengono smorzati e progressivamente rimossi, e l’esperienza che si fissa nella memoria non può essere positiva e, addirittura, la stessa spinta ormonale del desiderio può arrivare ad attenuarsi, fino a scomparire. Per questo motivo quei segnali della zona vaginale, indicativi di eccitazione, possono essere ignorati, oppure, se percepiti, sono associati a stimoli negativi, escludendo, quindi, qualsiasi esperienza di piacere. Questi sono i casi in cui la cultura e l’ambiente, i modelli di riferimento, le regole morali possono influire sullo sviluppo psicosessuale di una donna, condizionando e reprimendo, se non a volte, addirittura condannando le sue naturali manifestazioni.
La tappa successiva è l’età adulta e la scoperta del corpo interno, e con questo, lo sviluppo della capacità di accogliere e contenere
Grazie ad un percorso maturativo, svolto lungo l’arco delle precedenti fasi di sviluppo, che la donna è in grado di vivere l’esperienza del coito, non solo come un ricevere passivamente il maschio, ma essendo già consapevole delle proprie sensazioni e quindi andandogli incontro col corpo, può appropriarsi delle sensazioni di piacere, associate anche alle proprie fantasie erotiche e ai propri desideri sessuali.
Erotizzazione delle proprie cavità
Si definisce “erotizzazione delle proprie cavità”, il processo in cui è possibile imparare a riconoscere quei segnali che da esse provengono ed elaborarli come piacevoli. In questo modo la donna si appropria del suo corpo e delle sensazioni che ne provengono come potenza della sua femminilità. Inoltre, questo processo permette anche di erotizzare il fallo eretto del maschio, come fonte di piacere nell’accoglierlo, nel contenerlo e nel trattenerlo. Riassumendo, si può dire che questo percorso a tappe, pone le basi per una sessualità adulta, in quanto, si avvale della conoscenza del proprio corpo, della capacità di eccitarsi, delle sue reazioni e delle possibilità di attingere al proprio immaginario erotico come ulteriore fonte di eccitazione e desiderio. Citando una metafora della sessuologa Jole Baldaro Verde, che paragona il processo di maturazione sessuale alla formazione di un attore, si conclude affermando che : “ nessuno può salire sul palco ed esibirsi con successo senza una fase di preparazione e di prove ”.
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