Dal 1950, quando il punto G è stato descritto per la prima volta dal ginecologo tedesco Ernst Grafenberg, sulla sua reale esistenza si è scatenata un´accesa querelle scientifica fatta di conferme e smentite.
Conferme e smentite sull’esistenza del punto G
Qualche esempio? Nel 2008, in uno studio di ecografia transvaginale pubblicato sul “Journal of Sexual Medicine”, il sessuologo italiano Emmanuele Jannini ha prodotto quella che sarebbe la foto del punto G. Nel 2010, però, in una delle più ampie ricerche in materia (1.800 donne coinvolte) gli scienziati del King´s College di Londra hanno decretato l´assenza di evidenze scientifiche che autorizzassero a credere al punto G.
Chi ha paura del punto g?
Secondo la ricerca di una ginecologa francese pubblicata nel 2010, Odile Buisson, il punto G esiste ed è fonte di estremo piacere, una volta reperito ed adeguatamente stimolato. La ricerca della Buisson appare come ulteriore conferma alle precedenti ricerche che ne avvaloravano l’esistenza.
Nel suo libro “Chi ha paura del punto G? Il piacere femminile, un’angoscia maschile”, la dott.ssa Buisson sostiene che il punto G esiste ed è posizionato, come si è sempre creduto, nel primo terzo anteriore della vagina e che l’idea di negarne l’esistenza sarebbe una specie di tentativo revisionista maschile, assurdo e nato da profonda incomprensione del corpo femminile.
Il fatto che il punto G esista non coincide però col fatto che la stimolazione del punto G piaccia a tutte le donne: come detto da alcuni esperti del settore “alcune donne la amano, ad altre piace, ad altre ancora non piace affatto” (Tristan Taormino) magari perché “non riescono a superare la sensazione di dover urinare” (Jamye Waxman) – e non è detto che “tutte abbiano un orgasmo attraverso questo tipo di stimolazione” (Regina Lynn).
Ma proprio questa è la bellezza della sessualità umana: non ci sono assoluti. E’ la soggettività a farla da padrona!
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