Trauma della memoria e memoria del trauma

traumaNegli ultimi anni è cresciuto l’interesse di ricercatori e clinici per la memoria del trauma nei bambini, soprattutto nei casi di maltrattamento e abuso (Berliner et al., 2003). L’evento traumatico può alterare il normale assetto biochimico, neurologico, psicofisiologico e cognitivo-emotivo della persona esposta, che, in presenza di fattori di rischio pre-traumatici, possono condurre a processi di memorizzazione anomala.

Diversi studiosi hanno suggerito che i ricordi traumatici sono differenti dagli altri ricordi autobiografici; ad esempio, Van Der Kolk e Fisler (1995) postularono che i ricordi traumatici sono inizialmente rivissuti in una forma sensoriale “senza alcuna rappresentazione semantica, (…) primariamente sperimentati come frammenti di componenti sensoriali dell’evento”.

Le memorie traumatiche si distinguono, perciò, dalle memorie normali perché sono composte da immagini, sensazioni, comportamenti, sono immodificabili nel tempo e sono automaticamente portate alla luce con modalità particolari, come ad esempio tramite incubi e flashback. Inoltre, mentre le memorie di eventi ordinari perdono chiarezza con il tempo, alcuni aspetti degli eventi traumatici sembrano fissarsi nella mente rimanendo inalterati nel tempo (Mazzoni, 2000; D’ambrosio, 2010).

Gli studi sulla memoria infantile hanno confermato che i bambini possiedono buone capacità di ricordare e riferire eventi passati; tuttavia, nei casi di minori vittime di abusi, intervengono fattori sociali ed emotivi che possono inibire le capacità di riferire gli eventi subìti e compromettere così la memoria autobiografica. Possiamo, pertanto, dire che i bambini non si limitano a registrare passivamente le informazioni che provengono dal mondo esterno, ma le elaborano attraverso diversi sistemi di memoria, tra i quali la memoria sensoriale, la memoria a breve termine e quella a lungo termine.

Come sottolineano Di Blasio e Procaccia (2009), le informazioni contenute in un evento traumatico sono incompatibili con i normali schemi mentali interni, pertanto, non riescono a essere integrate, dando, così, luogo a risposte di stress. Esse prendono la forma di rappresentazioni iconiche che forniscono le basi per rivivere le emozioni e i ricordi ripetitivi del trauma, con un’intensità tale da far credere al soggetto di star di rivivere di nuovo l’evento.

Esperienze eccessivamente coinvolgenti o terrorizzanti stimolano meccanismi che inibiscono alcuni meccanismi della memoria, determinando poi una sorta di blocco proprio nella capacità di rievocare tali ricordi. Gravi traumi lasciano funzionanti solo i sistemi iniziali e più “primitivi” della memoria pre-verbale (Meares, 2005). Pertanto, i ricordi del trauma potranno ripresentarsi attraverso l’immagine visiva, le sensazioni olfattive, uditive o cinestesiche, ossia attraverso frammenti delle componenti sensoriali dell’evento.

La memoria potrebbe rappresentare lo strumento attraverso cui il minore cerca di contrastare i ricordi sgradevoli. Intensificando i ricordi piacevoli di eventi e fatti associati all’ambiente o all’abusante, egli tenterebbe di arrestare e reprimere i ricordi spiacevoli che, sebbene non dimenticati, sono così trattenuti e inibiti, con il rischio, a lungo di termine, di esiti ancora più negativi (come vedremo più avanti).
Può essere interessante andare ad analizzare alcuni fattori che si pensa vadano a influire sulla capacità di immagazzinare il ricordo di eventi traumatici.

Il primo riguarda la durata e ripetitività dell’esperienza. Terr (1991) propone la distinzione tra traumi di primo e di secondo tipo: nei casi di traumi di primo tipo (in cui l’evento traumatico si è verificato una sola volta) i bambini possiedono ricordi completi e dettagliati; al contrario, nei casi di trauma di secondo tipo (in cui gli eventi traumatici sono ripetuti e prolungati) i ricordi sembrano essere fissati come delle macchie piuttosto che come un intero chiaro e completo.

Il secondo fattore è, invece, relativo alla salienza dell’evento, secondo cui si potrebbe ipotizzare che ad aggravare le conseguenze del trauma in sé ci sia il fatto che quest’ultimo si distingua dalle normali esperienze del minore.

Infine, l’ultimo fattore riguarda la relazione tra stress e memoria, ossia il fatto che livelli di stress troppo alti o troppo bassi portano di solito a un numero esiguo o all’assenza di ricordi, mentre livelli moderati incrementano la capacità di ricordare.

Pertanto, in conclusione, nonostante non si possa ancora dare una spiegazione univoca relativamente ai meccanismi implicati nell’oblio e nella memoria dei fatti traumatici (come, ad esempio, un abuso sessuale), si può di  certo affermare che, in ogni caso, il trauma in se stesso è fortemente in grado di distorcere la modalità di immagazzinamento degli eventi in diversi modi, per poi emergere anche molto tempo dopo.

“Dio ci ha donato la memoria, così possiamo avere le rose anche a dicembre.”
James Matthew Barrie, Coraggio, 1922

 

Scritto dalla dott.ssa Elena Parise, psicologa

 

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