Avere uno stile di alimentazione incontrollata con conseguente sovrappeso è una condizione molto diffusa e rappresenta un vero e proprio disturbo alimentare.
Il disturbo da alimentazione incontrollata infatti, maggiormente noto come binge eating disorder (BED), è uno dei disturbi dell’alimentazione ed è la più importante sindrome inclusa nella categoria dei disturbi dell’alimentazione atipici (una serie di condizioni che non rientrano né in un quadro di Anoressia nè di Bulimia).
Le persone che soffrono di questo disturbo si abbuffano, ma non usano in modo regolare comportamenti di compenso come nella bulimia nervosa, inoltre non seguono una dieta e tendono a mangiare in eccesso anche al di fuori delle abbuffate, ciò spiega perché nella maggior parte dei casi sia presente una condizione di sovrappeso o di obesità.
Nella maggior parte dei casi (ma non sempre) è presente un’eccessiva importanza attribuita al peso e alle forme corporee come negli altri disturbi alimentari.
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM IV-TR, 2005) dell’American Psychiatric Association descrive questo disturbo con questi criteri diagnostici:
A)Episodi ricorrenti di abbuffate compulsive. Un’abbuffata compulsiva è definita dai due caratteri seguenti (entrambi necessari).
- Mangiare, in un periodo di tempo circoscritto (per esempio nell’arco di due ore), una quantità di cibo che è indiscutibilmente maggiore a quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo in circostanze simili.
- Senso di mancanza di controllo durante l’episodio (per esempio sentire di non poter smettere di mangiare o di non poter controllare cosa o quanto si sta mangiando).
B) Gli episodi di abbuffate compulsive sono associati ad almeno tre dei seguenti caratteri:
- Mangiare molto più rapidamente del normale;
- Mangiare fino ad avere una sensazione dolorosa di “troppo pieno”;
- Mangiare grandi quantità di cibo pur non sentendo fame;
- Mangiare in solitudine a causa dell’imbarazzo sociale per le quantità di cibo ingerite;
- Provare disgusto di sé, depressione o intensa colpa dopo aver mangiato troppo.
C) Le abbuffate compulsive suscitano sofferenza e disagio.
D) Le abbuffate compulsive avvengono, in media, almeno due giorni la settimana per almeno sei mesi.
Come capire se si soffre del disturbo da alimentazione incontrollata?
Il disturbo da alimentazione incontrollata viene diagnosticato in persone che di solito sono in soprappeso e che manifestano alcuni sintomi di patologia del comportamento alimentare senza però rientrare nella diagnosi di bulimia nervosa.
I sintomi in base ai quali si può capire se si soffre di binge eating disorder sono:
- abbuffate simili a quelle presenti nella Bulimia Nervosa oppure frequenti pasti o spuntini nel corso della giornata, più o meno consistenti, che si susseguono in continuazione;
- assenza di vomito provocato volontariamente, motivo per cui le persone che soffrono di BED tendono, con il passare dei mesi e degli anni, ad evolvere verso forme di obesità di grado estremamente variabile;
- presenza di un senso di vergogna, anziché di colpa, per il fatto di non riuscire a controllare la propria alimentazione.
I soggetti con disturbo da alimentazione incontrollata non presentano mai un peso normale.
La probabilità di soffrire di questo disturbo pare aumentare con l’aumentare della gravità dell’obesità dell’individuo.
Quali possono essere le cause?
Non è possibile identificare un solo fattore responsabile dell’insorgenza di un problema alimentare, ma è necessario considerare un insieme di fattori fisici, ambientali e di personalità.
I fattori di rischio sono gli stessi per tutti i disturbi del comportamento alimentare, ovvero:
- la presenza di un membro della famiglia a dieta per un qualsiasi motivo;
- critiche di familiari su alimentazione, peso o forme corporee;
- episodi di vita in cui si è stati presi in giro sull’alimentazione, il peso o le forme corporee;
- obesità dei genitori;
- obesità personale nell’infanzia;
- frequentazione di ambienti che enfatizzano la magrezza (es. danza, moda, sport);
- disturbi dell’alimentazione in famiglia.
Esistono inoltre delle caratteristiche specifiche di personalità che si riscontrano nei pazienti affetti da disturbo dell’alimentazione. Tali aspetti di personalità vengono considerati come fattori di vulnerabilità individuale, ovvero fanno sì che coloro che ne sono portatori siano più esposti di altri a sviluppare un disturbo dell’alimentazione.
Una persona sarà tanto più a rischio di sviluppare un disturbo da alimentazione incontrollata se:
- ha uno scarso concetto di sé (bassa autostima);
- non ha fiducia in se stessa;
- ha scarsa consapevolezza delle proprie emozioni;
- è eccessivamente perfezionista;
- tende ad estremizzare le cose, cioè “vede tutto bianco o tutto nero”;
- non conosce le mezze misure, manifesta comportamenti impulsivi o comportamenti ossessivi;
- tende ad attribuire importanza eccessiva al peso ed alla forma del proprio corpo.
Quali conseguenza può avere il BED nella vita di una persona?
Il disturbo da alimentazione incontrollata influenza la vita della persona che ne soffre sia da un punto di vista fisico che da un punto di vista psicologico e sociale.
Possono esserci delle complicazioni mediche che sono di solito secondarie allo stato di obesità (es: ridotta aspettativa di vita, diabete, malattie cardiovascolari, apnee notturne, ipertensione arteriosa ecc..).
Dal punto di vista psicologico le persone sono spesso depresse o stressate a causa del problema alimentare e possono presentare isolamento sociale poiché si vergognano del proprio stile alimentare o per il fatto di essere in condizione di soprappeso o di obesità.
Qual è il trattamento più efficace per uscirne?
La psicoterapia cognitivo-comportamentaleè il trattamento di prima scelta per la cura del disturbo da alimentazione incontrollata così come per gli altri disturbi alimentari e prevede un lavoro congiunto da parte di più figure specialistiche che lavorano in équipe: il nutrizionista, lo psicoterapeuta e lo psichiatra.
Questo tipo di terapia mira a modificare l’idea che il peso e le forme corporee costituiscono l’unico o il principale fattore in base al quale stimare il proprio valore personale. Lo scopo di questo tipo di trattamento è quello di aiutare chi soffre di un disturbo dell’alimentazione a imparare a gestire il proprio sintomo, a sostituirlo con comportamenti più adeguati e soddisfacenti e a identificare e modificare alcune modalità di pensiero problematiche che favoriscono il mantenimento della patologia alimentare.
Il trattamento prevede tre fasi per una durata complessiva di almeno un anno:
- la prima fase è finalizzata a normalizzare il peso e ad abbandonare i comportamenti di controllo del peso;
- la seconda fase tende a migliorare l’immagine corporea, la valutazione di sé e i rapporti interpersonali;
- la terza prevede l’applicazione di procedure finalizzate a prevenire le ricadute, a mantenere i risultati raggiunti durante il trattamento e a preparare la fine della terapia.
Infine, se ritenuto necessario dagli specialisti, può essere abbinato alla terapia psicoterapeutica cognitivo-comportamentale un supporto farmacologico a base di antidepressivi allo scopo di ridurre le abbuffate.
Per approfondire:
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