Leggevo giusto l’altro giorno un articolo in cui si parlava di svariati casi di maltrattamento fisico e psicologico perpetrato da parte di insegnanti ed educatrici ed ho pensato a delle riflessioni che avrei intenzione di condividere con voi; ma prima citiamo qualcuno di questi casi eclatanti.
L’ultimo eclatante caso di minore picchiato all’interno dell’ambiente scolastico arriva dagli Stati Uniti, dove Autumn Elgersma, di tre anni, è morta, uccisa dall’educatrice perché non si era tolta il cappotto. La bimba è morta a causa delle ferite alla testa riportate dopo che la sua maestra, di 30 anni, l’aveva scaraventata a terra con violenza perché indossava ancora il giubbino. Inizialmente, la donna raccontò che Autumn era caduta dalle scale, ma le ferite si rivelarono incompatibili con la versione data dall’educatrice: messa alle strette, ha confessato e ora, per lei, l’accusa è di omicidio colposo.
Possiamo pensare che sia un caso limite, che può accadere solo oltreoceano, eppure, senza andare lontano, in Italia abbiamo visto molti casi simili, anche recenti. Maestre ed educatrici che picchiano gli alunni, li umiliano, li insultano. L’ultimo caso, in ordine cronologico, è quello di Roma, di Portonaccio per la precisione, quartiere popolare della città. Qui, alla scuola pubblica materna “San Romano”, sono state videoregistrate le immagini delle violenze e delle vessazioni che un’educatrice, coperta per anni dalla direttrice della scuola, infliggeva ai più piccoli, anche a quelli con disagi psicologici, come nel caso di un bambino autistico: schiaffi, strattonamenti, insulti, tutto registrato dalle videocamere nascoste dalla polizia dopo le denunce da parte dei genitori.
L’elenco sarebbe molto più lungo e, per certi versi, terribile, di quelli che non si vorrebbe mai venire a sapere.
Quali sono le conseguenze dei maltrattamenti su questi bambini?
Il maltrattamento può produrre nei bambini conseguenze sia a breve che a lungo termine. Tra quest’ultime, le ricerche hanno confermato relazioni significative tra maltrattamento e depressione, disturbi d’ansia, disturbi alimentari, disfunzioni sessuali, disturbi dissociativi, disturbi della personalità, disturbi post traumatici e abuso di sostanze stupefacenti. Per quanto riguarda, invece, le conseguenze a breve termine che possono presentare questi bambini, essi possono manifestare sintomi quali: enuresi/encopresi, bassa autostima, mancanza di fiducia negli altri, difficoltà di apprendimento, ritardo nello sviluppo, memorie e pensieri intrusivi, chiusura su se stessi, atti aggressivi auto ed etero riferiti.
Ma di cosa stiamo parlando in realtà?
Tutti questi casi di maltrattamento non solo fisico, ma anche psicologico rientrano, a mio avviso, in quel reato definito dall’art. 571 del Codice Penale, il quale cita:
Commette il delitto di abuso dei mezzi di correzione o disciplina chiunque abusa dei mezzi di correzione o di disciplina in danno di una persona sottoposta alla sua autorità, o a lui affidata per ragione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, ovvero per l’esercizio di una professione o di un’arte.
Mi viene spontaneo mettermi nei panni di questi genitori che iscrivono i propri figli all’asilo nido, alla scuola dell’infanzia e, infine, alla scuola dell’obbligo (anche se meno coinvolta in questi casi), convinti del fatto che li lasceranno sicuramente “in buone mani”, perché li si affida a persone di cui ci si tende a fidare incondizionatamente, e non trovo difficile immaginare come possano sentirsi e cosa possano provare quando vengono a conoscenza di questi fatti, se direttamente coinvolti, ma non solo: rabbia, desiderio di vendetta e di giustizia, tristezza, senso di colpa e di impotenza sono le principiali emozioni e gli stati d’animo che possono manifestarsi quando si viene a conoscenza di fatti così terribili.
E una domanda riecheggia con tutta probabilità nelle nostre menti alla luce di certi fatti: “Ma allora di chi ci si può fidare per la cura dei nostri figli?“
Il mio personale consiglio è, da una parte, quello di non generalizzare e di non diventare sospettosi di ogni minima cosa, ma anzi, se si hanno dei sospetti è bene provare a chiarire e cercare di capire il prima possibile sia con i propri figli, sia con le educatrici, e, dall’altra parte, quello di saper ponderare e dare il giusto peso a quello che i vostri bambini vi raccontano e vi riportano quando tornano dall’asilo o da scuola, perché è vero che a volte possono fraintendere le cose, ma ricordiamoci che sono sempre loro quelli che vivono l’ambiente scolastico e nessuno meglio di loro sa come sta a scuola.
Quindi di fondamentale importanza è dialogare e comunicare sempre con loro relativamente a come è andata a scuola, cosa hanno fatto, se si sono divertiti, se hanno delle educatrici preferite e che non piacciono e i motivi di ciò; soprattutto all’asilo nido e alla scuola dell’infanzia non è raro che i bambini possano tornare a casa con qualche livido o qualche botta quindi è bene cercare di capire con loro e con le educatrici cosa sia successo, come abbiano fatto e tutte le informazioni necessarie a inquadrare l’accaduto.
Qualora emergano elementi che spingano maggiormente a credere che si è vittime di un caso di abuso dei mezzi di correzione o disciplina è bene segnalare il tutto agli organi di Stato competenti, i quali faranno partire un’indagine preliminare per raccogliere informazioni sugli avvenimenti denunciati; oltre a ciò consiglio di rivolgersi, sia durante le indagini che a indagini concluse (soprattutto qualora le segnalazioni avessero riscontri effettivi), a figure competenti quali psicologi e/o psicoterapeuti, al fine di aiutare non solo i minori che hanno subìto i maltrattamenti, ma anche i loro genitori, ad elaborare e affrontare meglio non solo l’accaduto, ma anche tutte le emozioni e gli stati d’animo che invadono a fronte di eventi come questi.
Scritto dalla dott.ssa Elena Parise, psicologa
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